Inquinamento, secondo il CEO di Shell la colpa è dei clienti

pompa di benzina shell

Ben van Beurden, CEO di Shell, non ha reagito con molta classe al fatto che la corte olandese abbia obbligato la sua azienda a darsi una mossa nel ridurre le emissioni inquinanti. Non che stupisca, considerando che Shell, come altre aziende specializzate in carburanti fossili, sia tutt’altro che favorevole che il mondo ridimensioni il consumo del prodotto che smercia. Frustrato, ha lamentato il suo malumore con un post di LinkedIn pregno di autocommiserazione.

Sia chiaro, non pensiamo che van Beurden si sia abbandonato a uno slancio emotivo, che si sia letteralmente lasciato andare, piuttosto è probabile che la sua pantomima sia parte intrinseca di una strategia di comunicazione ben precisa, se non altro perché mima molto da vicino scene e opinioni già condivisi dai suoi omologhi.

Grosso modo, il CEO critica la decisione del tribunale, sostenendo come in passato che il mondo abbia ancora bisogno dei carburanti fossili e che l’eliminarli non sia un modo efficiente di… eliminare le emissioni da carburanti fossili.

Spezzando una lancia in favore di van Beurden, bisogna riconoscere che petrolio, carbone e gas non siano di per sé le uniche cause dell’inquinamento, è tuttavia anche vero che se contiamo la produzione di energia, i consumi dei trasporti e i riscaldamenti, vien fuori che un buon 50 per cento sia effettivamente legato al prodotto smerciato da Shell e omologhi.

Shell vorrebbe convincere il pubblico che la soluzione sia quella di continuare a inquinare indiscriminatamente, ma di applicare parallelamente anche delle strategie di compensazione quali la silvicoltura e la creazione di centrali capaci di riassorbire il carbonio dall’aria, percorsi potenzialmente utili, ma dalla dubbia efficienza.

Nel suo post, van Beurden fa leva anche sul non plus ultra della retorica del petroliere: “se Shell dovesse smettere di vendere petrolio e diesel […] le persone farebbero il pieno dell’auto e dei camion ad altre stazioni”. Del genere che i clienti, come tossici irrecuperabili, abbiano solamente voglia di un pusher di riferimento. Il post è stato osannato da Bernard Looney, CEO di BP, altra azienda specializzata in gas e petrolio.

Shell, il suo CEO e gli altri omologhi sarebbero forse più degni di fiducia, se solo le multinazionali del petrolio non avessero passato anni ad assicurarsi di ostacolare il consolidamento di tecnologie meno inquinanti, ovvero se non avessero avuto un ruolo determinante nell’accompagnare la tendenza a emettere sempre più gas serra.

 

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