La tribu dei Passamaquoddy, una piccola comunità di 3.700 nativi americani sono riusciti dopo più di 160 anni a riprendersi un pezzo della propria terra natia.

La pubblicità ha dipinto un’immagine idilliaca di White’s Island e forse è proprio per questo motivo che un’intera tribu si è mobilitata per “riacquistarla”. La pubblicità parlava chiaro “Per 449.000 dollari potresti acquistare più di centoquaranti acri di foreste con ampie vedute della costa frastagliata del Big Lake nel Maine, sulla costa orientale degli Stati Uniti. È una proprietà unica, ricca di storia, con solo due proprietari negli ultimi 95 anni”, ha scritto l’agente immobiliare di privateislandsonline.com.

Il capo William Nicholas, leader della Tribu dei Passamaquoddy’s (foto ©The Guardian)

In effetti Kuwesuwi Monihq, o Pine Island (il suo nome originale) tecnicamente ha un solo vero “custode”: la tribu dei Passamaquoddy, una piccola comunità di 3.700 nativi americani che vivevano lì da almeno 10.000 anni. È un luogo spiritualmente importante per la tribù, pieno di tombe dovute a devastanti epidemie di vaiolo, colera e morbillo causate dai coloni bianchi. Nel 1794 fu ufficialmente concessa alla tribù dal Massachusetts per il servizio prestato durante la guerra rivoluzionaria. Ma dopo il 1820, quando il Maine divenne uno stato a tutti gli effetti, i colonialisti cambiarono il suo titolo, annullando il trattato (storia purtroppo già vista). Nel censimento del 1851 vi abitavano venti Passamaquoddy, nel 1861 non ce n’era più nessuno.

La terra ci è stata rubata e da allora l’obiettivo di ogni capo è stata di restituirla

Ha detto il capo William Nicholas, 51 anni, leader della riserva indiana della tribù che ha notato l’annuncio sulla bacheca di un negozio il 4 luglio dello scorso anno. A marzo, con una sovvenzione tra vari enti di beneficenza per la conservazione delle terre, la tribù è riuscita a raccogliere 355.000 dollari e alla fine ha riacquistato l’isola. Inoltre Donald Soctomah, l’ufficiale per la conservazione storica della tribù, ha aggiunto

Il nostro concetto di proprietà della terra è che nessuno “possiede” la terra. Proprio per questo motivo, abbiamo il sacro dovere di proteggerlo. È come ritrovare un parente smarrito.

La bonifica di Pine Island è l’ultimo tentativo riuscito di “restituzione della terra” da parte dei gruppi indigeni statunitensi dopo la perdita di 1,5 miliardi di acri dal 1776, con conseguente povertà, violenza e apartheid culturale. C’è sempre un motivo crescente per quanto riguarda l’appartenenza delle terre native, c’è un crescente movimento da parte di molte istituzioni pubbliche e private per essere più trasparenti, con l’Università di Harvard, il Metropolitan Museum of Art e gli Oscar che annunciano “riconoscimenti della terra“.

E’ stata sviluppata in merito l’app Native Land che mostra su quale territorio è costruita la tua casa.

La dottoressa Mishuana Goeman, professoressa di Studi sugli Indiani d’America presso l’Università della California a Los Angeles e membro della tribù Tonawanda Band of Seneca di New York, ha affermato che i riconoscimenti sono “un buon inizio” ma che un grande catalizzatore è stato la pandemia e l’omicidio di George Floyd.

È come se le persone si fossero improvvisamente svegliate davanti a secoli di atrocità contro le comunità indigene e nere e fossero più aperte al dialogo

Nel luglio dello scorso anno, in mezzo alle marce globali sull’ingiustizia razziale, manifestanti e cittadini tribali hanno bloccato le strade intorno alla destinazione turistica del Monte Rushmore, nel Dakota del Sud, chiedendo al governo di restituirlo dopo che era stato preso dai Lakota nel 1877, nonostante un trattato, perché l’oro è stato scoperto.

L’offerta della tribù Passamaquoddy,  per riprendersi la propria terra, è stata finanziata anche da First Light, un collettivo di gruppi ecologisti fondato nel Maine quattro anni fa per restituire le terre tribali. Peter Forbes, un membro di First Light, ha ricordato che questa operazione è necessaria, ma se e la terra non fosse stata rubata, i nativi non avrebbero bisogno di ricomprarla in primo luogo. Per i Passamaquoddy, che hanno perso moltissimi membri a causa del Covid-19, riacquistare Pine Island durante una pandemia è stato un simbolo ulteriore di forza. Fu durante la “Grande Morte”, quando il 90% morì di malattie europee tra il 1500 e il 1800, che l’isola venne in loro soccorso. Corey Hinton, un giovane avvocato dei Passamaquoddy, che ha appena dato il benvenuto a un nuovo bambino, ha detto al The Guardian

Questa vicenda mi ha fatto capire che la mia gente ha vissuto ed è morta su quell’isola da quando è iniziato il tempo. Quando la pandemia sarà finita, torneremo a ballare di nuovo con i nostri antenati.