Il mondo delle criptovalute vuole smarcarsi dalle accuse di inquinamento. Tra tante parole e proclami, sembra che finalmente stiano arrivano anche i fatti: in Montana la Madison River Equity costruirà un enorme parco fotovoltaico da 300 MW, per poi venderlo alla Atlas, importante società americana che si occupa di mining di criptovalute.

Il progetto viene descritto come monumentale ed avrà un costo di almeno 250 milioni di dollari. Il parco solare è stato sopranominato Basin Creek Solar Project e, se e quando verrà ultimato, sarà uno dei più importanti e grandi complessi di questo tipo negli Stati Uniti d’America.

Per un confronto, vi basti sapere che il più grande parco fotovoltaico d’Italia – si trova a Foggia – produce 103 MW ed è costato poco meno di 100 milioni di euro.

Tra le ambizioni dei miner di criptovalute e il raggiungimento dell’obiettivo potrebbe però frapporsi un importante ostacolo, dato che non è detto che l’amministrazione di Butte, sito del futuro impianto, darà l’autorizzazione. I residenti non ne vogliono sapere: rovina l’estetica del posto.

Il consiglio comunale di Butte-Silver Bow prenderà una decisione il prossimo 17 giugno. In caso di parere contrario, la Atlas potrebbe volgere il suo sguardo altrove. Del resto, il passaggio alle fonti rinnovabili sembra un’importante priorità per le grandi aziende del mining di criptovalute. Specie per via del sempre più forte scrutinio da parte del legislatore e dell’opinione pubblica.

Elon Musk di recente ha annunciato la decisione di non accettare più pagamenti in criptovalute per le auto Tesla, proprio per via dell’enorme dispendio di risorse ambientali creato dal mining della valuta digitale.

Elon Musk e Jack Dorsey, CEO e fondatore di Twitter, in passato si sono detti confidenti che il mondo dei miner presto si sposterà verso fonti energetiche più pulite, riducendo significativamente l’impatto sull’ambiente.