Naomi Watts, attrice dalla lunghissima e prolifica carriera a Hollywood, nota in particolare per i suoi successi di inizio secolo come Mulholland Drive, The Ring e 21 grammi, sarebbe seriamente intenzionata a prender casa in Italia, divenendo al contempo contribuente del nostro Paese.

Sono oramai molti anni che avere una proprietà in Italia è divenuto uno status symbol per le star del cinema e della musica: tra gli apripista di questa tendenza abbiamo avuto Sting, con la sua tenuta in Toscana, ma anche George Clooney, con la sua celebre villa sul Lago di Como.

Per chi non ha problemi economici stabilirsi (per quanto possibile) nel nostro Paese è un piccolo sogno fatto di temperature miti, bei paesaggi e il miglior cibo del mondo: un sogno da cartolina che diventa realtà. Naturalmente, le star scelgono luoghi riparati, adatti alla privacy e lontani, per quanto possibile, da sguardi indiscreti. Come ha fatto, ad esempio, Keanu Reeves quando ha acquistato una casa a Capri per la sorella, assai cagionevole di salute, con la speranza che l’aria di mare potesse giovarle.

C’è chi si è letteralmente naturalizzato, senza neanche troppa pubblicità, in Italia, come Colin Firth e Willem Dafoe, chi semplicemente ha, invece, preso possesso di una lussuosa residenza per le vacanze, come Brad Pitt.

Watts ha deciso di abbracciare in toto la possibilità di vivere in Italia (magari proprio vicino a Sting e alla sua tenuta di Figline Valdarno) approfittando della ormai famosa, nell’ambiente, Flat Tax istituita nel 2017 dal Ministro dell’epoca Pier Carlo Padoan e che ha al contempo fatti felici attori, pop star, calciatori stranieri e le casse dell’erario nostrano, che ha visto arrivare ingenti capitali stranieri con la promessa di un gettito fiscale agevolato.

Questo regime permette di pagare tasse ordinarie relative a fonti di reddito italiane, ma un importo fisso di 100mila euro su quelle estere (a cui vanno aggiunti 25mila per ogni congiunto al seguito). A questo si aggiunge un’ulteriore esenzione dell’imponibile del 70% (che raggiunge anche il 90% in alcune regioni del Sud Italia) per i cosiddetti “impatriati” i cui profili rispondono a questi prerequisiti:

  1. Non devono essere stati residenti in Italia nei 2 periodi d’imposta precedenti il predetto trasferimento;
  2. Tali soggetti si impegnano a risiedere in Italia per almeno 2 anni;
  3. L’attività lavorativa deve essere prestata prevalentemente nel territorio italiano;

Insomma, una soluzione win-win sia per le casse dell’Erario italiano che per lo star system internazionale che vuole vivere alla grande… risparmiandoci.

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