Frosthaven è il titolo di un gioco lanciato in kickstarter ben noto a chi bazzica il mondo del boardgame, quel che è meno noto è che il suo amato predecessore, Gloomhaven, fosse stato colpito da qualche critica per la sua rappresentazione archetipale di razze e culture, un difetto che l’autore, Isaac Childres, vuole ora correggere via una scrittura etica dei personaggi e della narrazione.
Per inciso, Gloomhaven è uno dei giochi migliori prodotti dal mercato contemporaneo – non a caso è nei nostri best-of del 2020 -, tuttavia quando era uscito il pubblico non aveva mancato di far notare a Childres che alcune sue visioni fossero molto, troppo, vicine alle rappresentazioni grossolane e non troppo velatamente razziste che erano proprie delle vecchie edizioni di Dungeons & Dragons.
Visto il grandissimo successo della campagna di Frosthaven, l’autore ha deciso di assoldare un consulente esterno, così da poter creare un confronto sui nodi narrativi dell’esperienza ludica, con il risultato che alcuni elementi siano destinati presto a cambiare forma.
Se guardate alla storia di Frosthaven che ho scritto per il Kickstarter, potrete notare che vi siano vibrazioni colonialiste di matrice religiosa che ne percorrono in maniera dilagante la trama. Questo di per sé non è un problema: questo è il modo in cui le principali nazioni umane si comportano in questa realtà fantastica.
Ma da allora non mi sento più a mio agio per come la storia sia stata scritta in modo da forzare il giocatore a diventare complice in questi atteggiamenti senza che sia offerta una via alternativa. […] Quindi abbiamo alterato la storia in modo che Frosthaven sia un’entità separata la quale non vuole, di base, catturare con la forza i territori abitati da altre persone,
ha scritto Childres sul blog di Kickstarter.
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