Alexa e la storia segreta della voce dietro all’assistente vocale

Un nuovo libro ha svelato, per la prima volta, il nome dell’attrice che ha prestato la voce ad Alexa, l’assistente vocale di Amazon.

Fino ad oggi Alexa in larga parte era un mistero. Non sapevamo, ad esempio, di chi fosse la voce umana dietro al robot che ormai siamo abituati a conoscere. A dirla tutta, si sapeva poco o nulla anche sul lavoro di Amazon per creare il suo assistente vocale e sulle scelte fatte dall’azienda per arrivare al prodotto finale. Amazon Unbound: Jeff Bezos and the Invention of a Global Empire, un nuovo libro pubblicato da Brad Stone dedicato alla ‘storia segreta’ del colosso dell’e-commerce, svela questo e altri misteri.

La voce di Alexa è quella di Nina Rolle, una doppiatrice del Colorado. Stando ad Amazon Unbound, almeno in origine, l’assistente vocale di Amazon avrebbe dovuto avere più voci, una per ogni mansione. L’utente doveva avere l’impressione che un’intera squadra di assistenti fosse sempre al suo servizio, a qualsiasi ora del giorno e della notte. L’idea, che era venuta a Jeff Bezos, venne presto scartata perché ritenuta impraticabile.

Nina Rolle aveva già alle spalle un ricco portfolio: aveva collaborato, tra gli altri, con Honda, Chase bank e Jenny Craig. Ma a lei si arrivò con un lunghissimo processo di selezione svolto in maniera ‘semi-clandestina’. I provini andarono avanti per interi mesi, il nome della Rolle venne approvato da Jeff Bezos in persona.

Nina Rolle è tutt’ora inavvicinabile ed è vincolata da un contratto estremamente rigido. Non può parlare del lavoro che ha svolto per Amazon. Brad Stone, l’autore del libro, ha spiegato che la Rolle ha rifiutato ogni richiesta di venire intervistata.

Amazon dovette affittare decine di case e appartamenti diversi per i primi test. Un via e vai di tecnici e volontari faceva continuamente avanti indietro dagli appartamenti: andavano campionate le voci in condizioni molto diverse. Amazon doveva arrivare ad una tecnologia in grado di riconoscere i comandi vocali in ogni possibile condizione. Ma non solo: doveva anche funzionare con ogni tipo di voce, da qui l’esigenza di avere centinaia di volontari diversi.

Il costante via e vai di persone nelle case e negli appartamenti creò ad Amazon più di qualche problema. I test vennero spesso interrotti da diverse pattuglie delle forze dell’ordine chiamate dai vicini preoccupati. In un caso, un vicino sospettò che il continuo afflusso di persone fosse legato ad un traffico di droga o prostitute. I dipendenti di Amazon dovettero dare una risposta piuttosto elusiva ai poliziotti intervenuti sul posto, tanto era importante per l’azienda mantenere la segretezza dell’operazione.

scrive Stone nel suo libro.

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Lol Lillo

 

 

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