Dicevamo la scorsa settimana come la nuova serie di Lucasfilm Animation fosse a tutti gli effetti l’erede spirituale di The Clone Wars, come lo fosse stilisticamente, temporalmente e narrativamente, e non possiamo che confermarlo nella recensione del secondo episodio di The Bad Batch.
Chiaramente complice la durata esigua degli episodi e la scala minore, magari rispetto ad una produzione come The Mandalorian, è davvero complesso parlare di un singolo episodio senza fare spoiler, quindi sappiate che in questo pezzo qualche riferimento esplicito dovrò farlo per forza.
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Partiamo col dire che l’episodio di questa settimana – che dopo l’esordio speciale torna appunto al minutaggio standard di 25 minuti abbondanti – riprende personaggi, pianeta e filo narrativo del decimo episodio della seconda stagione di The Clone Wars. Nell’episodio facevamo la conoscenza, sul pianeta Saleucami, di Cut, un clone disertore che in seguito alla morte della sua squadra decide di farsi una famiglia con la Twi’lek Suu, con cui ha due figli. L’episodio era una sorta di scontro dialettico tra Cut e Rex (ferito in battaglia e rifugiatosi nella casa della famiglia), e evidenziava la solida aderenza al dovere del capitano, che affrontava però la (quasi) totale assenza di significato della guerra dal punto di vista di un clone. Una puntata che risultava sicuramente interessante e sfaccettata, ma il suo prosieguo qui in The Bad Batch non ha le stesse pretese e si interessa a temi diversi, più organici rispetto alla serie.
Abbiamo lasciato la Bad Batch nel precedente episodio appena fuggita da Kamino, sopravvissuta per un pelo al tradimento di Crosshair (dovuto all’Ordine 66) e in cerca di un riparo per sfuggire alla ricerca imperiale. Per volare basso la squadra raggiunge appunto il pianeta di Saleucami, dove sanno di poter trovare consiglio e porto sicuro da Cut e sua moglie Suu, essendo d’altronde diventati anche loro dei disertori. Chiaramente è trascorso diverso tempo dall’ultima volta che li abbiamo visti (la guerra dei cloni si spalma su circa 3 anni), e i due piccoli che già avevamo visto in The Clone Wars sono ora abbastanza cresciutelli.
Tuttavia, non è un periodo come un altro, e il dominio imperiale si sta estendendo sulla galassia, passo dopo passo, perché chiaramente il passaggio è graduale, e focalizzarcisi e esplorarlo è interessante. Cut e Suu hanno però capito l’antifona, e hanno intenzione di lasciare il pianeta per riuscire in qualche modo a sfuggire alla pressione del nuovo sistema. La squadra di cloni si trova quindi invischiata in questo episodio nel tentativo di fuga, ma al di là dell’azione, in realtà abbastanza dosata, è molto interessante come l’episodio continui ad affrontare di petto il legame quasi tendente al paterno tra Omega e Hunter, già sottolineato fortemente nel primo episodio (e specchiato dalle dinamiche dei primi minuti con il piccolo Kanan/Caleb).
Come accennato nella conferenza stampa della serie, c’è aria di dinamica Grogu/Din Djarin, quel tipo di legame genitoriale all’interno di una avventura che tanto ha presa sul pubblico e che qui viene riproposto. Omega poi è un personaggio intrigante in sé, tanto ingenua quanto curiosa, un personaggio in grado di restituire il calore di un’ottica che vede meraviglia e stupore in tutto, a causa di una esistenza fino a quel momento reclusa nel freddo, oscuro e metallico mondo di Kamino.
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Il tema della genitorialità è senza dubbio estremamente centrale in questo episodio, anche nel confronto tra due figure su questo ormai navigate e competenti, come Cut e Suu, e una figura invece spaesata da una condizione inedita, come Hunter, che si ritrova a dover riflettere sulla migliore scelta da fare per la piccola. Un momento sul finire dell’episodio è su questo abbastanza emozionale, anche se parecchio furbetto per la risoluzione della cosa, ma in generale le dinamiche familiari che girano intorno ad Omega sono più che deliziose e immagino che la ragazza diverrà sempre più apprezzata dal fandom, anche per probabili rivelazioni future in funzione del suo essere una clone mutata (e già c’è qualche accenno alla cosa).
L’altro elemento interessante dell’episodio – che ho già accennato prima – è relativo all’ascesa dell’impero come istituzione, un focus che The Bad Batch si pone di approfondire per forza di cose vista la curiosa collocazione temporale, e un esempio si può trovare appunto in questo episodio, che sottolinea come ordine e controllo incomincino a stringersi intorno al collo della galassia.
Navi confiscate per impedire movimenti clandestini, cittadini schedati con identificativi unici per accedere alla nuova valuta ufficiale e quindi ai servizi essenziali, soldati (per ora ancora cloni) che pattugliano le aree centrali dei centri abitati; un approccio scientifico e attento, quello imperiale, che non a caso riceve la stima e la curiosità di Tech, il membro più “tecnico” della Bad Batch.
Dal punto di vista di un fan come il sottoscritto l’elemento della serie che più incuriosisce è proprio questo, la messa in scena di questa transizione progressiva all’età imperiale, e su questo piano potrebbe anche essere positiva la dimensione verticale che sembra stare prendendo la serie, costruendosi in episodi più o meno autonomi che raccontino ognuno diverse sfaccettature nel microscopico di una galassia in radicale mutamento. La speranza è però che anche per questioni di ritmo la serie trovi anche una sua dimensione orizzontale, e su questo la questione Crosshair e le varie dinamiche relative ad Omega dovrebbero offrire un bel po’ di sostanza.
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Il secondo episodio di The Bad Batch usa Cut e Suu da The Clone Wars per affrontare con una certa lucidità il legame tra genitore e figlio, specchiando il rapporto tra Omega e Hunter che già veniva sottolineato nel primo episodio. Rimane interessante vedere come ci si interessi alla transizione al sistema imperiale, specialmente per un appassionato, e la dimensione verticale che sembra assumere la serie sembra adatta a questo focus. È importante però che la serie trovi anche la sua dimensione orizzontale, e su questo per ora c'è qualche dubbio.
- L'episodio affronta molto bene il tema della genitorialità e le dinamiche tra Hunter e la ragazza sono deliziose
- Sempre interessante vedere la transizione progressiva al sistema imperiale
- Qualche dubbio sulla consistenza della serie a livello orizzontale