Mancano poche ore allo Star Wars Day e quindi mancano poche ore anche al debutto di Star Wars: The Bad Batch su Disney+, serie a tutti gli effetti sequel di The Clone Wars, sia a livello narrativo, visto che prosegue una delle parentesi della settima stagione, sia a livello temporale, visto il suo essere ambientata nel periodo appena successivo all’Ordine 66 e all’iniziale ascesa dell’Impero Galattico.
Se non sapeste di cosa sto parlando, The Bad Batch vede protagonista l’omonima squadra di cloni (+ Echo) le cui mutazioni speciali li distinguono dal resto dei soldati e li rendono adatti a determinati approcci al combattimento. Personaggi previsti da anni e anni all’interno di The Clone Wars, poi messi da parte in seguito alla cancellazione della serie, poi ripresi con il revival per la stagione conclusiva, Hunter, Echo, Tech, Wrecker e Crosshair si prendono oggi addirittura uno spazio tutto loro. Uno spazio destinato probabilmente a darci una buona dose di azione endovena e a colmare molti dei vuoti lasciati dal canone nella transizione tra Repubblica e Impero, soprattutto per quello che riguarda la gestione dei cloni.
È un anche un periodo molto fertile per l’immaginario, quello a ridosso di quegli anni, complice la forza drammatica dell’Ordine 66 e della tragedia vissuta dai cloni, come hanno già ampiamente dimostrato le due facce di quella stessa medaglia, ovvero Episodio III e l’arco finale di Mandalore in The Clone Wars (che è stato un capolavoro). Quindi, insomma, capisco e condivido la curiosità e l’interesse.
Pur capendo la curiosità e pur avendo visto da tempo i primi due episodi di The Bad Batch, fino a domani devo ancora avere la bocca cucita sul pilot speciale di oltre un’ora di durata; nel mentre però posso finalmente raccontarvi tutte le informazioni emerse dalla chiacchierata per la conferenza stampa della serie, che ha avuto presenti Dee Bradley Baker, doppiatore di tutti i cloni e quindi anche della Bad Batch, Brad Rau, supervising director, e Jennifer Corbett, head writer della serie. Bando alle ciance e iniziamo.
Assente alla conferenza stampa, ma chiaramente supervisore dell’intera produzione, Dave Filoni è una delle figure chiave della moderna Lucasfilm e del futuro sul breve, medio e lungo termine di Star Wars, naturale che quindi una delle prime domande lo riguardasse. Jennifer Corbett e Brad Rau hanno entrambi avuto modo di lavorare con Filoni già con Resistance e/o con Rebels, quindi com’è collaborare con lui?
Risponde Jennifer:
Ho avuto l’occasione di lavorare con Dave per Star Wars Resistance, ed è stata una esperienza fantastica. Avere la chance di sviluppare la serie con lui è qualcosa di simile ad una masterclass di scrittura per Star Wars. Poi sai, con questa serie che si piazza come una sorta di sequel a The Clone Wars era cruciale che lui fosse coinvolto nella produzione. Questo perché alla fine sono personaggi che ha creato lui ed è il mondo che conosce. Ogni giorno, ogni script, è una esperienza di apprendimento.
Anche Brad segue:
Dave è eccezionale. Lo conosco da molto tempo. L’ho conosciuto per la prima volta allo Skywalker Ranch, quando stava iniziando The Clone Wars, e a quel tempo stavo giusto avviando il mio studio di animazione. Quindi non sono riuscito ad unirmi al team di The Clone Wars. È stato un rimpianto che avrei riscattato dopo con Rebels (e poi con Resistance), quello di unirmi come episodic director. [Dave] È una persona splendida, un buon amico.
Non potrei pensare ad un mentore migliore di lui, specialmente per Star Wars. Le cose che ci dice ogni giorno, è fantastico. E sì, collaborare con lui e avere la possibilità di lavorare con te sullo show così strettamente, Jen, è stato straordinario. Un sogno che si è avverato.
La chiacchierata prosegue entrando più nel dettaglio degli episodi, nello specifico si parla del periodo temporale in cui è ambientata la serie, che come detto si posiziona appena dopo l’Ordine 66.
Parla qui Jennifer, con una risposta a mio avviso molto interessante:
Questo periodo temporale è uno dei motivi per i quali sono stata così eccitata a riguardo dello show, al di fuori di questo gruppo originale di personaggi. Ho trovato intrigante e avvincente vedere una serie dove abbiamo visto le guerre dei cloni [parla di The Clone Wars ovviamente, ndr], il culmine dei clone trooper che fanno quello che erano destinati a fare, quello per cui sono stati creati.
E a quel punto la domanda è diventata, “Cosa succede quando la guerra è finita? Cosa succede ai cloni, che tutto quello che conoscono è l’essere soldati?”. Questo specialmente per la Bad Batch, che fa le cose diversamente come già era con la Repubblica, e per come si adattano una volta che questa diventa l’Impero.
Perché ovviamente sono due differenti regimi, quindi [il focus è] come reagiscono a questo nuovo ambiente e al nuovo modo di fare le cose e seguire le regole, che, di nuovo, non è sicuramente la loro cosa preferita. In ogni caso è stato interessante parlare della transizione da Repubblica a Impero e come si configura, perché non è quello che abbiamo visto nella trilogia originale, dove l’Impero domina.
Sono ancora i primi momenti [di questa transizione] e ho trovato in qualche modo interessante mostrare pianeti e luoghi felici che la guerra fosse finita, non capendo però le implicazioni di cosa un Impero effettivamente voglia dire. In un certo senso è piazzare le fondamenta per quello che tutti sanno essere l’Impero successivamente.
Continua Dee Bradley Baker, la voce della Bad Batch e non solo:
La Bad Batch non è un’unità così particolarmente basata sul rispetto delle regole. È senza dubbio una squadra, ma non sono come i cloni, dove c’è una struttura di comando top-down. È davvero interessante piazzarli nel mezzo di tutto questo momento di trasformazione [in cui la galassia passa ad una struttura del potere basata su regole e rigidità, ndr] e vedere come va a finire.
Ora la conversazione passa ad Omega (già visibile nei trailer pubblicati), un nuovo personaggio introdotto fin dal primo episodio della serie e incontrato dalla squadra di cloni su Kamino. È un personaggio abbastanza intrigante che ha chiaramente un’importanza centrale negli equilibri di The Bad Batch, e interessanti sono soprattutto le dinamiche tra la ragazza e Hunter.
Queste le parole di Dee Bradley Baker a riguardo:
È una relazione affascinante che si sviluppa [quella tra la squadra e Omega]. Perché, all’inizio, il team è in qualche modo una sorta di unità blindata. Non sono sicuramente abituati ad avere qualcuno con loro o a lavorare con qualcun altro, nonostante abbiano effettivamente accolto Echo. […] È interessante, in termini di storia e scrittura, avere questo tipo di connessione personale con il personaggio più giovane, vedere come questa relazione cambia, come accolgono questo cambiamento, e come funziona il tutto. […] Credo che questo connetta alla storia in un modo personale. Quindi non è solo un racconto d’azione.
Interrogato a riguardo di Omega e sul suo essere o meno parte essenziale della storia, Brad risponde così:
Sì, lo è, decisamente. […] Abbiamo questi cinici soldati, il meglio del meglio, che si trovano ad essere improvvisamente pesci fuor d’acqua in questa galassia in mutamento, con questa bambina che hanno intenzione di aiutare a crescere in un modo davvero genitoriale.
Ed è una strada a doppio senso, alla fine nessuno di loro è veramente equipaggiato per uscire fuori nel mondo. Come mangiano? Non hanno una mensa dove andare. Come si fanno riparare l’attrezzatura? Come si procurano il carburante per la nave? Queste sono cose di cui fino ad un attimo prima non dovevano preoccuparsi e sono tutte cose che affrontiamo.
La domanda successiva riguarda il parallelo – abbastanza immediato, con i dovuti distingui – tra The Bad Batch e Rogue One, due prodotti focalizzati su un gruppo di soldati più o meno riluttante e organizzato alla bene e meglio. Com’è fare uno show di questo tipo confrontato a quelli che affrontano la mitologia dell’immaginario e personaggi come Jedi e Sith?
Risponde Brad:
Ovviamente amiamo tutta quella roba [la mitologia], ma trovo molto interessante affrontare queste dinamiche relative alla famiglia. Avere delle storie che siano cariche su un piano emotivo e poggiate su quello dà all’azione molta più consistenza, onestamente. Perché, alla fine, diciamolo chiaramente, facciamo scoppiare cose [nelle scene d’azione] e ci divertiamo a farlo, ma avere quel contesto emozionale è la sfida in una qualsiasi di queste storie. Per noi aiuta il fatto che affrontiamo personaggi familiari e di cui allo stesso tempo sappiamo poco; ci dà la possibilità di giocare sul modo in cui questi personaggi si sviluppano.
Vista la presenza di Dee Bradley Baker, era naturale una domanda sul lavoro di doppiaggio che ha portato avanti nella serie, specie se confrontato a quello di The Clone Wars.
La clone force 99 è un passo oltre rispetto a quello che mi è stato chiesto per The Clone Wars. La parte spinosa per quanto riguarda i cloni è che la differenziazione [tra loro] è molto più stretta, e nonostante questo deve essere decisa, deve essere chiara. I membri della Bad Batch sono invece molto più distanti tra loro, cosa che stranamente rende un po’ più semplice saltare da un personaggio all’altro.
Per me è come saltare da una roccia all’altra su un fiume; posso vedere la roccia; lo script è chiaro; e io lì salto, è quel personaggio. Quindi li vedo [i personaggi, i membri della squadra]. Sembra che li conosca e in verità aiuta che siano più differenziati a livello vocale e per quanto riguarda la loro personalità e il loro umore, diciamo. [Il mio lavoro] quindi emerge come un trucco di magia più di quanto accada con i cloni; è comunque un processo affascinante come doppiatore quello di avere queste scene dove semplicemente parlo con me stesso.
Cambiare da personaggio a personaggio mano a mano che proseguiamo attraverso lo script, che è quello che tipicamente facciamo.
Jennifer rimarca la cosa:
È impressionante vederglielo fare, perché quando abbiamo iniziato credevo che avrebbe fatto un personaggio alla volta. Vederlo interpretare una scena da solo, con tutti quei cloni, senza pause, sono rimasta impressionata.
Il look di Star Wars: The Bad Batch chiaramente riprende quello di The Clone Wars, a differenza di quanto fatto da Resistance e Rebels, che invece si erano distinte nettamente a livello stilistico e artistico dai predecessori, e questo è visibile a primo impatto confrontando anche dei singoli frame dalle tre serie. Perché quindi si è scelto di portare avanti questo tipo di continuità?
Brad prende la domanda:
Allora, partiamo dal fatto che The Bad Batch è un seguito spirituale di The Clone Wars, quindi volevamo onorare quell’eredità e quello stile. Detto questo, con l’intero team a Lucasfilm e i nostri partner a CGCG abbiamo reso tutto più rigido. La fedeltà è più stringente e lo stile è più duro; il modo in cui è stato portato avanti il design è ancora l’eredità di The Clone Wars, ma [c’è] un po’ più di dettaglio.
L’ultima domanda invece riguarda personalmente la head writer Jennifer Corbett, visto il suo trascorso militare come ufficiale della marina statunitense. Quel percorso ha aiutato nell’elaborare la sua visione e la sua scrittura per Star Wars: The Bad Batch?
Quando ho visto per la prima volta l’arco narrativo originale, quello dell’ultima stagione di The Clone Wars, ci ho immediatamente empatizzato, perché capivo le dinamiche all’interno di questa squadra. E capisco come le persone nelle forze armate diventino in maniera molto affiatata fratelli e sorelle quando vengono mandati in missione insieme. [Capisco] il cameratismo e anche il prendersi in giro che viene col vivere così strettamente con persone in situazioni ad alto stress.
Quindi credo che questo sia quello cerco di portare alla serie, come questa squadra, sebbene sia composta da soldati d’élite, sia comunque una famiglia. Ma non devono essere d’accordo ogni volta, su tutte le cose. Portano ognuno diverse prospettive, perché sono tutti così differenti. E questo comunque rispecchia le forze armate; nessuno viene dallo stesso background, ognuno ha differenti ragioni per fare quello che sta facendo, ed è una dinamica familiare nella vita reale.
Per concludere, potreste esservi resi conto che ancora non è noto di quanti episodi esattamente sarà composta The Bad Batch. La domanda è stata tentata in conferenza stampa, ma la risposta è stata più o meno un no comment. Un piano sembra esserci, ma le bocche sono ancora cucite.
Star Wars: The Bad Batch inizia su Disney+ il 4 maggio su Disney+ per lo Star Wars Day.