Morte alle Big Tech, ma non tutte, la Disney è esentata da ogni male. Quanto sta accadendo nella politica della Florida ha del curioso: i politici Repubblicani hanno passato una legge che impedirà alle grandi aziende digitali di limitare la visibilità di diplomatici dalla portata nazionale o di censurare gli organi di stampa di ampia diffusione, tuttavia un cavillo permette alla Disney di fuggire alla normativa.
Un cavillo per altro per nulla sofisticato. Un emendamento dell’ultimo minuto ha infatti assicurato che le “aziende che possiedono e gestiscono un parco a tema o un complesso d’intrattenimento” fossero tenute fuori dalla questione.
Il motivo dell’accanimento dei politici nei confronti delle Big Tech è ovvio, le cause che hanno motivato la concessione del nullaosta alla Disney sono altrettanto palesi.
Partiamo per gradi: dopo l’assalto a Capitol Hill di inizio gennaio e a seguito del passaggio della Casa Bianca ai Democratici, le aziende internettiane hanno iniziato a reagire in maniera spettacolare alla disinformazione e alla propaganda di una fetta della destra americana particolarmente ampia.
Denunciando la “dittatura” del politicamente corretto, coloro che sono stati oscurati cercano ora di riconquistarsi il diritto di parola combattendo le policy dei portali a colpi di nuove leggi. Problema: dopo aver compilato le scartoffie burocratiche, i politici della Florida si sono resi conto che gli obblighi avrebbero coinvolto indirettamente anche Disney, se non altro per il suo servizio di videostreaming.
La potente azienda di intrattenimento si tiene notoriamente ben lontana da ciò che è espressamente politico e probabilmente non avrebbe apprezzato l’idea di essere assoggettata a una simile regola. Aggiungendoci il fatto che Disney World, importante parco a tema locale, porti alla Florida una fiumana di turisti ed ecco spiegato come mai sia stata creata una scappatoia cucita su misura.
Potrebbe anche interessarti:
- Disney gets special “theme park” exception to Florida’s anti-tech bill (arstechnica.com)