La legge che bandisce l’uso di criptovalute in Turchia è appena entrata in azione, tuttavia il Governo locale non perde tempo e oggi firma un nuovo decreto presidenziale che pone un giro di vite su tutte quelle agenzie e associazioni che gestiscono i movimenti di Bitcoin e omologhi. La legge entrerà in effetto immediatamente.

Citando danni potenzialmente “irreparabili” all’economia turca, l’Amministrazione Erdoğan ha ritenuto opportuno estendere le leggi contro il finanziamento al terrorismo e al lavaggio di denaro ai provider che si occupano di gestire le monete digitali.

La soluzione è stata presa ufficialmente in risposta a diversi episodi di cronaca, episodi in cui i CEO di aziende specializzate in criptovalute sono fuggiti dalla Turchia, lasciando i propri clienti bloccati al di fuori dei rispettivi portafogli blockchain.

Per quanto riguarda il caso più grave, quello di cui abbiamo parlato una settimana fa, si sospetta che il gestore dell’impresa si sia trafugato il corrispettivo di 108 milioni di dollari e il Governo ha chiesto l’intervento dell’Interpol. La polizia turca ha nondimeno provveduto ad arrestare almeno sei sospetti connessi al caso, uno dei quali è un parente del latitante.

Nonostante le dichiarazioni formali, si sospetta che i nuovi interventi della presidenza turca siano più che altro mirati a evitare che i dissidenti e i contestatori del governo possano ricevere finanziamenti occulti, nonché ad assicurarsi che i cittadini continuino a utilizzare la lira, sempre più al centro di una potenziale inflazione.

 

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