Dopo i primi felici esperimenti oltreoceano, un’azienda ha deciso di portare anche in Italia i concerti in realtà virtuale: UnReal Club, fondata da Salvatore Iodice (già dietro alla software house Bitdrome) e Dario Correale, veterano del mondo degli eventi musicali.

Lega Nerd è stata invitata al primo concerto in realtà virtuale di UnReal Club. L’azienda ha scelto di partire con il botto, con un evento in VR che ha visto per protagonista l’artista Gué Pequeno e che si è tenuto la sera del 25 aprile.

Per partecipare agli eventi di UnReal Club è sufficiente avere uno smartphone da inserire in un visore Google Cardboard. Si può anche seguire l’evento senza visore, ruotando la visuale di 360 gradi grazie al giroscopio del telefono, ma francamente ve lo sconsigliamo: si perde completamente l’immersività dell’esperienza.

Per partecipare agli eventi in VR di UnReal Club è sufficiente avere uno smartphone e (possibilmente) un visore Google Cardboard.

La scelta di puntare su Google Cardboard – e non su dei visori standalone più blasonati, come quelli prodotti da Oculus – ci ha incuriosito molto. Come facilmente intuibile, nasce dall’esigenza di raggiungere il pubblico più vasto possibile: «Abbiamo optato per una soluzione accessibile in termini di costo, semplice da usare, maggiormente diffusa tra la popolazione e open source»,spiega a Lega Nerd Salvatore Iodice, co-founder di UnReal Club. «Ogni azienda interessata può costruirsi il proprio visore».

Purtroppo non è previsto un debutto sui visori per la realtà virtuale, mentre l’azienda guarda con interesse alle console da gioco:

I visori proprietari (come Hololens di Microsoft, Gear VR, Oculus Quest/Rift) restringono le possibilità in termini di accessibilità economica e di ambiente operativo. Al momento non prevediamo sviluppi dell’app per visori standalone. Siamo invece più interessati a portare l’app sulle console.

Per l’occasione ho rispolverato il mio visore Fiyapoo VR1, uno dei pochi – tra quelli disponibili su Amazon – ad essere compatibile anche gli smartphone dotati di uno schermo di dimensioni generose, come il mio Huawei Mate 20 Pro da 6,39″. Tecnicamente non è supportato ufficialmente da Google Cardboard – manca il codice QR per il settaggio automatico -, ma è un problema di poco conto facilmente aggirabile. Peraltro con ogni probabilità si tratta del rebranding di un altro visore cinese, ma questa è un’altra storia.

Su Amazon sono disponibili una pluralità di visori con supporto a Google Cardboard, con prezzi e qualità diverse. UnReal Club ne consiglia alcuni, che vi riportiamo qua sotto:

Gué Pequeno Showcase, la sera dello spettacolo

Come prima cosa scarico l’app ufficiale di UnReal Club. Il countdown dell’evento mi ricorda che il concerto inizierà alle 18:00. Nel frattempo, una volta creato un account e scelto un nickname, l’app mi chiede di creare un avatar. Questo perché durante i concerti è possibile vedere in tempo reale anche le reazioni del pubblico. L’app mi propone un modello di default, ma decido di smanettare tra le opzioni e creare qualcosa di personalizzato. Grave errore.

Cerco di aggiustare la corporatura del mio avatar e il modello poligonale implode mostrando dei pixel grandi come un pugno. Provo poi a cambiare la mandibola e il naso, con l’effetto che ora sembra che la faccia del nostro povero avatar stia colando a terra. Il risultato è decisamente infelice e forse non è completamente colpa mia. O forse sì e mi sono fatto disorientare dalle impostazioni. Per qualche motivo ci sono cinque diversi setting solo per il naso. Ma tralasciamo, del resto sono qui per la musica e il resto poco importa.

Il countdown si ferma a zero. Indosso il mio visore e mi ritrovo catapultato in un atrio buio. Mi giro attorno e trovo alcuni degli stilemi di Gue Pequeno: delle macchine di lusso coperte da un telo, delle forme futuristiche e degli enormi tacchi rossi. Poi un enorme tasto ‘Start’ su cui mi fermo con il cursore.

Inizia lo show.

Improvvisamente attorno a me si forma un palazzetto con un enorme palco.

Dietro trovo degli altri avatar che non vedono l’ora di sentire il loro artista preferito. Sono fatti decisamente meglio del mio, ho il sospetto che non siano di altri utenti, ma una semplice animazione pre-scriptata.

Gue fa la sua comparsa sul palco e inizia ad esibirsi.

Solamente ora mi accorgo di non conoscere una singola canzone del suo repertorio. Non dico i testi, non saprei proprio menzionare anche un solo titolo (sì, mi gioco la carta del nerd dissociato). Fortunatamente Google in questo mi è d’aiuto e scopro che l’ex Club Dogo sta cantando “Il Tipo“. Potevo arrivarci da solo visto che solamente nell’intro ripete la parola “tipo” per almeno otto volte di fila.

La canzone finisce e Gué Pequeno sparisce improvvisamente, assieme a tutto il resto che viene risucchiato dal vuoto. Lo scombussolamento dura poco. Ora ci troviamo in un ambiente completamente diverso. Gué riprende una seconda canzone mentre di lui compare una scala a chiocciole ‘impossibile’ che avrebbe fatto impazzire persino Escher. Si passa poi ad altri successi come la 25 Ore e 2% (sì, ho dovuto googlare anche questi). Sono passati circa dieci minuti e Gue Pequeno si è limitato a passare da una canzone all’altra, senza rivolgere una sola parola al pubblico. Non lo farà per tutta la serata.

Sono passati circa dieci minuti e Gue Pequeno si è limitato a passare da una canzone all’altra, senza rivolgere una sola parola al pubblico.

È un peccato perché in questo modo si perde completamente la percezione di stare guardando uno spettacolo in diretta con migliaia di altri fan.

Ovviamente la performance è pre-registrata, ma esistevano davvero mille modi per renderlo meno evidente e dare l’illusione di una maggiore interazione tra l’artista e il pubblico virtuale. So che UnReal Club un domani intende potenziare questo aspetto, ad esempio usando il microfono dello smartphone per trasmettere in tempo reale le urla del pubblico e creare una sorta di chat in diretta. L’idea deve ancora venire sviluppata ed esistono degli scogli di natura legale che non sono ancora stati superati.

Il concerto in realtà virtuale procede in una sequela di effetti visivi, location suggestive e cambi di outfit del cantante. Ogni volta che veniamo teletrasportati in una nuova arena mi prendo un po’ di tempo per ammirare il lavoro fatto da UnReal Club.

Sono passati circa venti minuti da quando ho indossato il mio visore. Ora mi trovo sugli spalti di quella che sembra una galleria. Gue scende nuovamente sul palco a bordo di una piattaforma volante per esibirsi in Il ragazzo d’oro, una delle sue canzoni d’esordio come solista (ancora grazie Google), mentre un rettangolo psichedelico inizia a ballargli attorno. La canzone finisce e lo schermo diventa completamente nero mentre davanti ai miei occhi compare la scritta Gue Pequeno Showcase. Lo spettacolo è finito.

I concerti secondo UnReal Club

Quella a cui ho assistito non è ovviamente una esperienza paragonabile a quella dei concerti dal vivo. Ma non lo diciamo per denigrare: è semplicemente un’altra cosa, peraltro con enormi pregi e un potenziale di estremo interesse. Del resto, UnReal Club non si mai posto l’obiettivo di sostituire gli eventi tradizionali.

«L’idea di UnReal Club nasce prima ancora della pandemia con l’obiettivo di proporre al mercato un nuovo
media», mi spiega Iodice per email. «Il valore distintivo di UnReal Club in termini di produzione risiede nell’immersività della realtà virtuale».

L’idea di UnReal Club nasce prima ancora della pandemia. Il Covid ha dato un’accelerata al progetto.

Gli eventi sanitari mondiali hanno dato un’accelerazione al progetto che persegue il suo obiettivo di rivolgersi a tre interlocutori: gli artisti e il loro staff che possono continuare a produrre show case ed eventi a prescindere da eventuali avversità esterne; il pubblico che, in un momento come questo in cui siamo ancora
in una situazione di stallo per i concerti, può fruire di contenuti di alta qualità dei propri artisti preferiti; e alle aziende che possono trovare nuove formule di promozione del proprio brand e di dialogo con specifiche tipologie di consumatori.

UnReal Club propone due tipologie di prodotti, ci sono gli showcase come quello di Gué Pequeno: eventi limitati nel tempo (e riproducibili per poche ore) presentati come un’occasione unica per vivere un’esperienza completamente nuova con i propri idoli; questi eventi a tempo sono poi affiancati da un catalogo di video ed esperienze in VR che rimane consultabili dall’app ufficiale dell’azienda senza alcun limite.

Ovviamente, registrare un evento in realtà virtuale richiede tecnologie e maestranze molto diverse da quelle richieste per la produzione di un evento tradizionale. Si parte dalla registrazione dello showcase con l’artista. Questa fase avviene in uno studio dotato di green screen. Poi si passa ad un impegnativo lavoro di post-produzione e di modellazione in 3D, grazie a software come Cinema4D e Maya.

L’evento, con i suoi ambienti virtuali, prende poi vita grazie al motore grafico Unity3D. «Il fine ultimo – continua Salvatore Iodice – è di offrire un’esperienza coinvolgente e di alta qualità per chi partecipa all’evento».

«Un media che si affianca ai concerti live che sono e saranno sempre un’esperienza insostituibile»

I concerti in realtà virtuale non sostituiranno gli eventi dal vivo, e va bene così:

Poco fa dicevo che l’idea di UnReal Club è nata prima della pandemia: avevamo già rilevato che la tecnologia VR avrebbe consentito di sviluppare opportunità di relazione continua tra l’artista e i propri fan. Ed è questa la direzione di UnReal Club: un media che si affianca ai concerti live che sono e saranno sempre un’esperienza
insostituibile.

Il lancio di UnReal Club avviene in questo momento perché l’emergenza sanitaria ha dato una forte spinta allo sviluppo di nuove soluzioni di interazione a distanza. Ma di fatto UnReal Club nasce con l’idea di offrire la possibilità di vedere, per esempio, un contenuto esclusivo di uno specifico artista (come è stato
domenica con Gué Pequeno: la sua performance è stata realizzata in esclusiva per UnReal Club e solo per chi ha scaricato l’app e comprato il biglietto. L’evento è stato accessibile solo per 6 ore).

In pratica andiamo ad arricchire il panorama delle opportunità per il mondo dello spettacolo affiancando le nostre proposte in
virtual reality a quanto già esiste. Quindi una cosa in più che si affianca a quanto c’è già che non va a cancellare o sostituire le esperienze live.

 

 

The Gateway è il magazine settimanale di Lega Nerd che vi parla del mondo della tecnologia e dell’innovazione.