Il Regno Unito ha annunciato l’intenzione di regolamentare e legalizzare l’uso della guida autonoma in autostrada. È il primo Paese ad intervenire con una legge organica regolando i software di assistenza alla guida avanzati. L’obbiettivo, ha spiegato il Ministro dei Trasporti, è arrivare ad una nuova versione del codice della strada che contempli e regoli l’uso delle tecnologie di nuova generazione.

Se la guida autonoma di livello 4 o 5 è ancora molto lontana, il 2021 vedrà il debutto delle prime vetture con tecnologia driverless di Livello 3, ossia software in grado di sterzare, cambiare corsia, frenare e accelerare in maniera estremamente più autonoma e sicura di quanto offerto dai software di assistenza alla guida di livello 2.

La prima auto a rispondere a questi requisiti è la Honda Legend, in Europa dovrebbe invece debuttare a breve la Mercedes Classe S 2021. Queste vetture potranno muoversi in autonomia in alcuni specifici tratti autostradali mappati dalle loro case automobilistiche. Anche sulle vetture già in commercio sono presenti dei sistemi di assistenza alla guida che il regolatore britannico ritiene meritevoli d’attenzione: l’Automated Lane Keeping Systems è uno di questi.

Il Regno Unito, almeno inizialmente, intende limitare l’uso dell’ALKS esclusivamente quando i veicoli viaggiano ad una velocità inferiore ai 60Km/h.

Il Regno Unito stima che entro il 2035 circa il 40% delle auto in circolazione sarà dotata di qualche forma di software di guida autonoma. «L’industria automobilistica vuole dare il benvenuto a questo importante step per rendere possibile i veicoli autonomi sulle strade del Regno Unito, questo permetterà al Paese di diventare un pioniere nel campo della sicurezza stradale e delle tecnologie automotive», ha spiegato Mike Hawes, CEO della Society of Motors Manufacturers and Traders, importante lobby dei produttori inglesi.

Dalle compagnie di assicurazione – e non solo – è invece arrivata una reazione più fredda: in molti guardano con fastidio alla decisione di mettere guida autonoma e ADAS di nuova generazione nello stesso calderone. Il rischio – spiegano gli scettici – è di generare solo confusione nel pubblico.