Facebook ha nascosto il report sulla gestione di “Stop the Steal”

Con una mossa tipica del suo stile, Facebook ha portato avanti un report che analizzasse i suoi fallimenti quindi, quando i giornalisti ne hanno chiesto conto, lo ha nascosto e ha lamentato che i suoi contenuti siano stati pensati solamente per un gruppo di lavoro particolarmente ristretto.

Facciamo un passo indietro: il sei di gennaio il Campidoglio statunitense è stato assalito da una folla di manifestanti Repubblicani, molti dei quali erano appartenenti alle frange dell’estrema destra e si erano organizzati sui social per scatenare putiferio.

Da allora, le Big Tech stanno vivendo sotto un’intensa pressione politica, con i legislatori che non vedono l’ora di dimostrare colpe e responsabilità di Facebook e omologhi nella radicalizzazione dei personaggi in questione.

La ditta guidata da Mark Zuckerberg ha quindi cercato di capire cosa sia successo, scoprendo concretamente di aver fatto poco o nulla per bloccare le manovre dei fedelissimi di “Stop the Steal“, movimento reazionario che si ostina a credere contro ogni logica che Joe Biden abbia rubato le elezioni.

Nel report, noto come “Stop the Steal and Patriot Party: The Growth and Mitigation of an Adversarial Harmful Movement” i ricercatori di Facebook hanno sottolineato come il social sia stato effettivamente competente nel rimuovere la disinformazione e i discorsi d’odio promossi dai profili fasulli, ma anche che la stessa veemenza non sia stata riservata agli utenti reali.

In pratica, l’azienda sarebbe stata ferma a seguire la situazione esplosiva, bloccata nel decidere se fosse il caso di rimuovere gruppi e personaggi a causa delle loro violazioni corali delle policy o se concedere loro il beneficio del dubbio e il diritto di parola.

Il documento rappresenta un elemento importante, con cui politici e ricercatori potrebbero costruirsi una visione consapevole di quanto succeda effettivamente sulla Rete, tuttavia la Big Tech sembra tutto meno che contenta di divulgare simili retroscena.

Il report era stato infatti inizialmente pubblicato in una news board accessibile a tutti i dipendenti, ma non appena i giornalisti hanno iniziato a fare domande la dirigenza ha provveduto immediatamente a oscurarne i contenuti. Il tutto in barba alla promessa di trasparenza che Zuckerberg aveva fatto al Senato USA. Il documento rimane nondimeno consultabile su BuzzFeed, il quale ne ha creato una copia.

 

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