Oscar 2021: Chloé Zhao viene oscurata dalla Cina

Chloé Zhao

Sono anni che l’industria del cinema USA sta cercando di creare un ponte che la connetta indissolubilmente al mercato cinese, tuttavia nessuna buona volontà potrà mai essere in grado di tenere testa agli attriti politici sempre più scintillanti. A dimostrare le crescenti distanze tra le due superpotenze ci pensano le premiazioni degli Oscar 2021: al posto di celebrare la vittoria della cinese Chloé Zhao, la Cina l’ha di fatto oscurata, rimuovendo ogni messaggio di congratulazioni dai social.

Non una damnatio memoriae, ma poco ci manca. Baidu e Sogou, principali motori di ricerca del Paese, hanno reso quasi del tutto irreperibili le informazioni riguardanti gli Accademy Awards e i principali notiziari televisivi non hanno fatto menzione alcuna del trionfo della compatriota.

Stando al The Wall Street Journal, un simile oscurantismo sarebbe stato ordinato esplicitamente dal ministero della propaganda, il quale avrebbe giustificato una simile strategia facendo riferimento a “precedente opinioni pubbliche”, una posizione sibillina che probabilmente fa riferimento a un’intervista rilasciata dalla regista alla testata Filmmaker nel 2013.

Nel suddetto scambio giornalistico, Zhao si lamentava proprio di come il Paese manipolasse e controllasse le notizie, suggerendo senza mezzi termini che la nazione sia “un posto dove le bugie sono ovunque“.

Qualche testata ha nondimeno accennato ai risultati degli Oscar, tuttavia scomodando toni tutt’altro che lusinghieri. Il The Global Times ha accusato le regista di essersi chinata a gusti ed estetiche troppo occidentali e le ha augurato di “maturare” fino a riconoscere e abbracciare la sua identità cinese.

Zhao non è stata oscurata neppure da 163.com, testata che però non ha mancato di etichettare come falsa l’informazione che la regista sia la prima cittadina cinese a portarsi a casa una statuetta d’oro: prima di lei ci aveva infatti pensato Ang Lee, regista che, essendo taiwanese, non si riconosce come cittadino della Cina. La Cina, però, non condivide la sua opinione.

 

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