In quasi undici anni di onorato servizio, Humble Bundle si è dovuta imporre diverse rivoluzioni strategiche, tuttavia la sua ultima transizione sta suscitando qualche perplessità, se non altro perché va a toccare un elemento a cui gli utenti hanno sempre dato un certo peso, quello della beneficenza.

Se non avete mai usato i servizi di Humble Bundle, vi basti sapere che ogni transazione era accompagnata da degli slider che, di fatto, permettevano ai compratori di scegliere come ridistribuire la somma versata in fase d’acquisto, offrendo la possibilità di concedere priorità all’esercente, agli sviluppatori dei videogiochi o, appunto, a degli organi di beneficenza.

Una dinamica interessante che, a dire dell’azienda, ha aiutato le istituzioni caritatevoli con una somma di 195 milioni di dollari. Le cose, tuttavia, stanno per cambiare, probabilmente per tamponare la progressiva evoluzione dei modelli di monetizzazione del portale.

Ai suoi albori il negozio internettiano era infatti una tappa stabile per ogni pc-gamer, offrendo pacchetti di titoli videoludici di alto e basso profilo a prezzi più che contenuti. I distributori ricavavano meno soldi, certo, ma raggiungendo un pubblico molto vasto.

Dopo una prima fase di entusiasmo, tuttavia, il modello si è dimostrato poco interessante per le medie-grandi aziende, o almeno così aveva sostenuto anni fa Edmund McMillen, sviluppatore di The Binding of Isaac. Humble Bundle ha quindi creato un servizio di abbonamento mensile che ha progressivamente nuclearizzato le offerte d’alto profilo del portale.

Sebbene l’azienda non abbia fornito informazioni dettagliate sul perché della propria scelta, è facile ipotizzare che avvertisse la necessità di assicurarsi che i propri utenti arginassero i propri istinti benefici, in modo da ottenere maggiori profitti dalle transazioni.

Se fino a qualche giorno fa era possibile devolvere l’intera spesa per le opere caritatevoli, ora il sito offre solamente delle scelte preimpostate, con l’opzione “Extra to Charity” che permette di devolvere alle associazioni solamente il 15 per cento del prezzo di vendita.

 

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