Un team della Curtin University vuole convincere l’Australia ad adoperare satelliti Synthetic Aperture Radar (SAR) quali il Sentinel-1 dell’European Space Agency (ESA). La loro tesi è che una miglior osservazione della superficie terrestre possa contribuire a un intervento immediato e consapevole in caso di crisi ambientali.

Tra inondazioni e incendi, il Paese non è certamente alieno alle emergenze naturali e un “satellite spia” potrebbe in effetti funzionare come un onnipresente guardaboschi digitale, offrendo dati morfologici che potrebbero aiutare le autorità a reagire ai pericoli in tempo reale, se non addirittura a prevenirli.

Ciò che rende il SAR così prezioso è il fatto che sia dotato di capacità di monitoraggio remote efficaci con qualsiasi effetto meteorologico, sia di giorno che di notte, per controllare la superficie della Terra, cosa ben diversa dalle tradizionali immagini ottiche dell’Earth Observation (EO) le quali sono alla mercé di nubi, nebbia, piogge e fumo.

I dati di SAR possono essere adoperati per mappare con precisione la topografia, tracciare i movimenti della superficie del terreno, definirne l’uso e identificare i danni alle infrastrutture, tutti elementi che potrebbero migliorare significativamente il modo in cui teniamo traccia e rispondiamo ai disastri naturali.

ha sottolineato la dottoressa Amy Parker, ricercatrice presso la Curtin’s School of Earth and Planetary Sciences e autrice a capo del report.

A oggi, l’Australia non si è mai avvicinata ai satelliti SAR a causa del loro costo proibitivo, ma il team di ricercatori sostiene che l’adoperare il Sentinel-1 dell’ESA garantisca un rapporto costi-benefici che pende a favore del Paese.

 

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