Durante la pandemia ci si è appoggiati agli streamer

Isolato dalla pandemia e dai lockdown, il popolo internettiano si è lanciato a seguire streamer e content creator sulla Rete, cercando spesso e volentieri il loro aiuto e le loro attenzioni pur di superare quegli ostacoli sociali e psicologici che stanno caratterizzando la nostra bizzarra quotidianità.

A evidenziare questa bizzarra situazione è il The Washington Post, il quale ha sondato i servizi di streaming più popolari e ha raccolto le testimonianze di influencer e creativi che hanno fatto del web la propria professione.

Il risultato è che, in un modo o nell’altro, molti di loro si sono trovati a dover gestire situazioni delicate, se non addirittura spinose, prestando orecchio a chiunque ne avesse bisogno. Sulle chat delle loro dirette compaiono spesso persone che si sentono sole e non è raro che alcune di queste manifestino profondi malesseri.

Gli autori più popolari si sono quindi organizzati perché la situazione sia affrontata direttamente dai propri team, usufruendo di moderatori che, in diretta, filtrano i contenuti più eclatanti quali le dichiarazioni di intenti suicidi. Gli amministratori cancellano i messaggi, quindi entrano in contatto con gli utenti che li hanno pubblicati, in modo da prestare loro orecchio e, eventualmente, suggerire dei numeri di riferimento a cui parlare dei problemi che stanno vivendo.

In tempo di pandemia, gli streamer sono diventati virtuosi consulenti d’igiene mentale, con il risultato che nel loro piccolo sono riusciti a migliorare l’esistenza di un qualche internauta. Allo stesso tempo, gli specialisti invocano alla cautela, ricordando che youtuber e twitcher non hanno ricevuto un addestramento adeguato al contesto e che sia sempre il caso di contattare i professionisti del settore, che siano psicologi o assistenti sociali.

 

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