Una ricerca della Penn State University appena pubblicata sul Current Medical Research & Opinion suggerisce che gli adulti che si sono affidati a TV e social per ottenere informazioni sul Coronavirus si sono trovati sommersi da misinformazione e disinformazione. Anzi, chi cercava notizie su Facebook ne sapeva ancora meno di chi si limitava a guardare i notiziari televisivi.

Nel marzo del 2020, i ricercatori della Pennsylvania, allarmati dalla situazione che li circondava, sono corsi a creare un sondaggio che poi hanno sottoposto a 5.948 adulti, nella speranza di comprendere come mai la società statunitense stesse reagendo al virus in maniera tanto disomogenea e confusionaria.

Ne è venuto fuori che coloro che si sono affidati al governo e alle istituzioni si sono fatti velocemente un’idea precisa e perlopiù corretta della minaccia rappresentata dal Coronavirus, mentre gli intervistati che si sono appoggiati ai social sono coloro che hanno avuto più difficoltà a reagire competentemente agli eventi.

L’ascesa dei social media ha modificato il modo in cui le persone di tutto il mondo si tengono aggiornate sugli eventi attuali, con gli studi che dimostrano come fino al 66 per cento degli statunitensi si appoggi ai social per seguire le news.

Tutto ciò è preoccupate, perché la misinformazione e i fraintendimenti su Covid-19 e sulla sua trasmissibilità hanno probabilmente contribuito ad alimentare la pandemia, il cui conteggio dei morti globali supera ora i 2.5 milioni,

ha sottolineato il dottor Robert Lennon, professore associato al Penn State College of Medicine e co-autore della ricerca.

 

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