Nella settimana che ha visto – nuovamente – i CEO delle grandi aziende tech messi sotto torchio dal Congresso USA, Public Citizen ha pubblicato un report allarmante sull’immenso arsenale di lobbying dispiegato da queste aziende a Wahsington D.C.

Oggi — si evince dal report di PC e riporta la giornalista italiana Carola Frediani — non esiste un solo settore che spenda in lobbismo quanto Facebook, Amazon, Google e gli altri Big della Silicon Valley.  Nello specifico, Facebook e Google sono in assoluto le due aziende che spendono di più per influenzare la politica americana.

Un capitale immenso che ormai surclassa quello messo sul piatto dalle grandi aziende che storicamente hanno fatto il bello e il cattivo tempo nel Campidoglio — ossia industria del tabacco e del petrolio.

Amazon e Facebook hanno speso praticamente il doppio di Exxon e Philip Morris.

È un fenomeno che va avanti da anni, ma con degli importanti cambiamenti sul fronte delle aziende più attive e spendaccione. Ad esempio nel 2017 Google era l’azienda che aveva speso di più in lobbismo, mentre nel 2020 è scivolata in ottava posizione.

Entrando nel merito dei in numeri, nel 2020 Apple, Amazon, Google e Facebook hanno speso 124 milioni di dollari in contributi alla politica. Il dato da guardare con maggiore attenzione? L’anno scorso il 94% dei politici americani con delega alle questioni relative alla privacy e all’antitrust hanno ricevuto soldi dai lobbisti o dalle fondazioni promosse dalla Silicon Valley. 94 su 100, un numero che fa paura.

In Unione Europea – come abbiamo visto – la partita è molto più complicata per le compagnie americane. Solamente tre mesi fa, il NY Times aveva raccontato di come Facebook ed Amazon stessero tentando di washingtonizzare Bruxelles con una spesa in lobbismo senza precedenti. Per il momento gli effetti della pressione dell’industria tech si devono ancora vedere: ad oggi le Big Tech americane nelle partite che contano hanno incontrato più sconfitte che vittorie.