Amazon sotto accusa per i prodotti venduti da terzi, si ritiene non responsabile

È un periodo difficile per Amazon: non solo i suoi dipendenti si stanno sempre più muovendo verso la creazione di sindacati, ma presto l’azienda potrebbe persino essere considerata responsabile dei prodotti che negozianti terzi piazzano sul suo e-commerce.

Che qualcosa stesse cambiando era chiaro già l’anno scorso, quando la Corte d’appello della California aveva stabilito che il gigante digitale dovesse farsi carico dei danni causati dalle merci vendute attraverso il suo portale – decisione che la Corte suprema sta accuratamente evitando di convalidare -, tuttavia i toni di una causa in corso in Texas danno a intendere che i giudici stiano diventando sempre più impermeabili alle strategia di difesa esposte dai Big del web.

Il caso in questione è già uno di quelli che sdegna l’opinione pubblica: un infante di 19 mesi ha ingerito una batteria al litio che si è staccata da un giocattolo comprato da un negozio su Amazon. Il bambino in questione ne è uscito con ustioni interne e danni permanenti.

Una vicenda di per sé molto forte, ma che viene ulteriormente enfatizzata dal fatto che l’esercente fosse un certo USA Shopping, mercatino digitale apparentemente patriottico che, tuttavia, sarebbe di proprietà di un certo Hu Xi Jie di Shenzhen. “Sarebbe” perché l’uomo é risultato irreperibile, sia alla legge che ad Amazon.

Nel processo in corso, la Corte Texana sta facendo grandi pressioni per dimostrare che il processo di controllo dei venditori esterni offerto da Amazon sia assolutamente insufficiente e che, pertanto, l’azienda stessa debba essere considerata responsabile dei danni causati.

L’accusa sottolinea infatti come i truffatori e altri malfattori possano semplicemente cancellare il proprio profilo commerciale per crearsene immediatamente uno nuovo, senza che vi siano conseguenze significanti.

La decisione del tribunale è ancora lontana, tuttavia sembra che l’ostilità che le amministrazioni stanno provando in questo periodo nei confronti di Facebook, Google e Twitter si stia riversando anche su Amazon, azienda che è in una zona grigia dell’universo internettiano.

 

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