Facebook prende estremamente seriamente il bullismo e le minacce. Almeno che il bersaglio non sia una figura pubblica, in quel caso a quanto pare non ci sono grosse conseguenze. A rivelarlo sono direttamente le linee guida interne usate dai moderatori del social network.

Linee guida che, almeno in teoria, dovrebbero essere segrete, ma che nei fatti sono state ottenuti e divulgate dai giornalisti del The Guardian. Peraltro, Facebook dà anche una definizione piuttosto estesa di figura pubblica: è sufficiente avere un seguito sui social relativamente consistente, oppure essere finito nella cronaca (anche locale) in più occasioni.

Così, se augurare la morte di un utente qualsiasi – almeno in teoria – comporta un ban immediato, lo stesso non è vero se l’oggetto delle minacce è una figura pubblica, fosse anche un assessore di qualche comune di medie dimensioni. Per capirci: è sufficiente essere stati menzionati in almeno 5 notizie nel corso di due anni.

Facebook giustifica questa eccezione con la necessità di porsi come uno spazio di conversazione, consapevole che spesso le discussioni vertono su critiche – anche aspre e accese – ai protagonisti della cronaca.

Le linee guida esaminate dal The Guardian (un autentico manuale da 300 pagine) sono relativamente recenti, tant’è che la data segna dicembre del 2020.

Esiste comunque una qualche forma di protezione anche per i vip:

Nel caso delle personalità pubbliche, rimuoviamo gli attacchi più gravi, oltre che alcuni attacchi dove la figura pubblica è stata taggata direttamente sul post o nei commenti. Per gli individui privati, la nostra protezione è molto più forte: rimuoviamo tutti i contenuti che abbiamo lo scopo di umiliare e degradare le persone, incluse le speculazioni sulla loro vita sessuale.

si legge nel manuale dei moderatori.