La Turchia ha introdotto a giugno una legge che norma internet e che obbliga quelle aziende digitali che vantano più di un milione di utenti a creare un ufficio amministrativo locale a cui il Governo possa fare facilmente riferimento, Twitter si è infine adegua alla norma.
Il “nuovo” regolamento prevede che i dati degli utenti turchi siano preservati su server fisicamente ospitati da strutture interne Paese e che le ditte digitali si attrezzino per essere in grado di rimuovere i contenuti segnalati dal governo entro 48 ore.
Le aziende che si rifiutano di sottostare all’imposizione rischiano multe, blocchi delle pubblicità e addirittura restrizioni della banda, così che risultino inaccessibili al pubblico. Twitter, YouTube, Instagram e TikTok avevano in passato maturato rispettivamente dalla Turchia sanzioni da quattro milioni e mezzo di euro, cosa che non aveva fatto però desistere Twitter, la quale è incappata nel frattempo anche nel blocco delle pubblicità.
Il governo turco, nelle mani di Recep Tayyip Erdoğan, non è certamente noto per la sua propensione alla libertà di parola o per i suoi alti valori democratici, pertanto molti temono che il destino dei media locali sia quello di una censura spietata. Regole del tutto similari a quelle turche sono state introdotte recentemente anche in India, a sua volta nazione che rischia sempre di sfociare nel soffocamento delle voci contrarie all’establishment.
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