La navicella della missione Gemini 8 con a bordo il capitano Neil Armstrong e David Scott fu lanciata nell’orbita terrestre con l’obiettivo di agganciare un satellite Agena precedentemente lanciato nello spazio. La missione riuscì, era il 16 marzo del 1966, di fatto questa fu la prima che effettuò nella storia un aggancio con un altro veicolo spaziale in orbita terrestre, ma fu anche la prima che dovette essere interrotta a causa di una situazione di pericolo.

Dopo un inseguimento di sei ore Gemini 8 raggiunse il veicolo bersaglio Agena e le due navicelle si agganciarono con successo.

Purtroppo però subito dopo l’aggancio un problema all’incastro dell’ugello di pilotaggio ha fatto perdere il controllo a tutto il sistema di navicella e satellite tanto che iniziò a cadere.

Il programma di volo prevedeva infatti anche una manovra per testare la resistenza meccanica dei due veicoli così agganciati, ma una variazione della posizione per effettuare questa manovra destabilizzò la navicella e non riuscì più a controllare la combinazione Agena-Gemini che iniziò a cadere roteando.

I piloti supposero che il problema fosse dovuto al satellite, quindi decisero di sganciarlo. Ma questa azione provocò una diminuzione di peso che fece girare la navicella ancora più velocemente, raggiungendo il limite massimo di carico e resistenza della capsula e degli astronauti stessi.

La velocità di rotazione, un giro al secondo era al limite della perdita dei sensi, ma Armstrong e Scott riuscirono a stabilizzare la navicella disattivando l’Orbit Attitude and Maneuvering System (OAMS) e utilizzando il Re-entry Control System (RCS), riuscendo ad eseguire un atterraggio di emergenza in sicurezza.

Il satellite del tipo Agena invece rimase in orbita e venne portato su di un’altra traiettoria con una manovra a distanza effettuata dalla Terra, per poi essere utilizzato anche per manovre rendez-vous o di aggancio.

La missione era riuscita, aveva agganciato completamente due veicoli spaziali in orbita, un sorpasso da parte degli Stati Uniti sull’avversario l’Unione Sovietica che fino ad allora aveva primeggiato dimostrando grandi capacità in campo tecnico.

Se da una parte era stata un gran successo dall’altra la missione fu la prima a dover essere interrotta a causa di una situazione imprevista e pericolosa.