Gli occhi delle cicale di mare ispirano i sensori ottici di domani

cicala di mare

I ricercatori della North Carolina State University (NCSU) hanno sviluppato una nuova generazione di sensori ottici ispirata, sorprendentemente, alle cicale di mare. Si tratta di un prodotto ultracompatto e capace di cogliere una quantità ragguardevole di lunghezze d’onda della luce, andando ben oltre al limiti tecnologici offerti dal mercato fotografico compatto odierno.

La vista di queste creature acquatiche è caratterizzata da fotorecettori quattro volte più efficienti di quelli umani, con il risultato che possono percepire non solo i colori a noi visibili, ma anche i raggi ultravioletti e la luce polarizzata.

Stando a quanto riportato dal report della ricerca, le cicale di mare hanno decine di migliaia di cellule fotoricettrici simili a quelle degli occhi delle mosche che, disposte per file, si dividono la percezione del mondo.

Ogni occhio composto si muove indipendentemente e tutti assieme analizzano l’ambiente alternandosi ritmicamente, come fossero le testine di una stampante ad inchiostro che formano progressivamente un’immagine composta.

Ispirandosi a questa particolarità delle cicale di mare, i ricercatori hanno creato dei sensori ottici “organici”, i Stomatopod Inspired Multispectral and POLarization sensitive (SIMPOL), i quali sono riusciti a percepire contemporaneamente le luci iperspettrali e quelle polarizzate.

Fino a questo punto dei test, i SIMPOL non arrivano a toccare i traguardi della loro encomiabile musa ispiratrice, tuttavia possono garantire in uno spazio ridotto quattro canali spettrali e tre polarizzati. Gli scienziati statunitensi si dimostrano tuttavia ottimisti e sono convinti che sia possibile raggiungere simultaneamente fino a 15 canali, nel prossimo futuro.

 

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