Sapevamo che era un’esperienza con una data di scadenza, eppure, fino a un momento prima di premere play, abbiamo sperato che l’episodio nove non fosse davvero l’ultimo. Un po’ come quando ami un romanzo e leggi al massimo un capitolo al giorno perché non vuoi che arrivi la pagina conclusiva. Questa recensione dell’episodio finale di WandaVision è piena di malinconia, ma anche di gratitudine: è stato un viaggio bellissimo.

 

 

Proprio come gli eroi classici anche Wanda e Visione hanno dovuto trovare mentori e alleati, oggetti magici, rivivere traumi del passato, resistere alle sirene del fan service selvaggio e affrontare prove e antagonisti. E infine, come ogni viaggio dell’eroe (e dell’eroina) che si rispetti, sono tornati a casa. Già, ma quale? Il percorso in cui li abbiamo seguiti è complesso: il livello più superficiale è quello della trama principale. La prima serie tv del Marvel Cinematic Universe in nove episodi ci ha dato maggiori informazioni su due dei personaggi più misteriosi degli Avengers, ovvero Wanda e Visione. Ci ha presentato una nuova splendida villain, Agatha Harkness. Fatto conoscere una nuova eroina, Monica Rambeau. E conferito ufficialmente il titolo di Scarlet Witch a Wanda Maximoff, che ora ha anche il costume perfetto.

 

recensione-dell-episodio-finale-di-wandavision-elizabeth-olsen-paul-bettany

 

Il secondo livello è quello costituito da quella che è stata una vera e propria “caccia al tesoro”: chi ha visto tutti i film del franchise e soprattutto chi ha letto i fumetti ha passato settimane a fare speculazioni, cercare di collegare i puntini, provare ad anticipare le mosse degli autori. Alcune cose sono state indovinate, altre no, altre probabilmente soltanto rimandate. Resta però il divertimento:

una partecipazione collettiva tale a un prodotto televisivo non si vedeva forse dai tempi di Lost.

Infine c’è l’ultimo livello, quello più profondo: la creatrice della serie Jac Schaeffer e i suoi ci hanno buttato fumo negli occhi e distratto con giochi di prestigio per farci accettare più volentieri quella che nella sostanza è stata una lunga e catartica seduta di psicanalisi. Grazie a WandaVision abbiamo partecipato a un’elaborazione del lutto collettiva. Che probabilmente ha superato anche le intenzioni iniziali: l’Hex di Wanda ci ha imprigionato come la pandemia e costretto a guardare dentro noi stessi, a rivivere ricordi, a domandarci chi siamo davvero. Nell’episodio finale Wanda combatte perfino in tuta! Un po’ come noi che stiamo cercando di mantenere lavori e affetti a distanza, a casa costantemente in felpa e connessi via internet. Una fusione con il reale che ha quasi dell’incredibile.

 

 

 

WandaVision: dove c’è famiglia c’è casa

Proprio la casa, e ciò che rappresenta, è centrale in questo episodio conclusivo di WandaVision. Ormai rivelatasi come Agatha Harkness, Agnes (una Kathryn Hahn sempre più divertita e in parte) scopre le sue carte: è una strega in grado di assorbire i poteri degli altri e vuole assolutamente la magia di Wanda. La magia del caos. La magia della Scarlet Witch. Ancora confusa da tutte queste informazioni, la donna sa solo una cosa: WestView ormai è casa sua ed è disposta a combattere per difenderla. Anche perché senza l’Hex la sua famiglia non può sopravvivere: sia Visione che i gemelli dipendono dalla sua esistenza. E qui sorge il dilemma: chi è veramente Wanda?

 

recensione-dell-episodio-finale-di-wandavision-elizabeth-olsen-paul-bettany

 

Agatha le dice che è la Scarlet Witch, che nel Darkhold, il libro dei dannati, c’è un intero capitolo dedicato a lei: la Scarlet Witch non nasce, è forgiata. Lei è stata forgiata dal suo dolore e il potere che ne è derivato è perfino più forte di quello del Mago Supremo (chissà come la prenderà Doctor Strange!). Wanda però ha anche combattuto con gli Avengers per difendere la Terra e soprattutto ha imparato ad amare grazie a Visione.

Quindi chi è la protagonista di questa storia? Un’eroina o una villain? Se lo chiede da diversi episodi la stessa Wanda che prende una decisione: nessun altro può dirle chi è a parte se stessa. E decide di essere un’eroina: per salvare le vittime innocenti del suo incantesimo è disposta a sacrificare la sua famiglia. A rinunciare alla sua felicità. Ed è qui che c’è un passaggio fondamentale: tutti, a un certo punto della nostra vita, perdiamo qualcosa o qualcuno che amiamo. Come reagiamo a quel dolore definisce ciò che siamo. E Wanda sceglie il lato chiaro. Almeno per ora.

 

 

 

Il potere è nulla senza controllo (e conoscenza)

Definita mostro, strega, supereroina, villain, madre, compagna, orfana Wanda è tutte loro e nessuna: se il suo potere le è letteralmente capitato per le mani, l’uso che ne fa ora dipende interamente da lei. E, contrariamente a quanto tutti pensino, non è una donna senza controllo: la sua mente funziona fin troppo bene. Il distrarsi con le sit-com era un modo per non farla andare così veloce. Una volta che ha scelto la vediamo infatti apprendere molto in fretta le lezioni di cui ha bisogno. Di più: la conoscenza diventa la sua ancora di salvezza.

 

recensione-dell-episodio-finale-di-wandavision-elizabeth-olsen

 

Così come per Visione: chi si è lamentato della poca azione in WandaVision finalmente ha pane per i suoi denti. In questo episodio finale abbiamo ben due Visione: quello di Wanda e Visione Bianco. E prima di risolvere il loro conflitto in modo filosofico (il discorso sulla nave di Teseo è da applausi) se ne danno di santa ragione, con grande sfoggio di effetti speciali.

 

 

 

Ralph Bohner

E arriviamo alla parte più divertente (e per molti sicuramente irritante) di questa recensione dell’episodio finale di WandaVision. Gli autori ci hanno fatto letteralmente “annusare” il Multiverso, ci hanno portato a credere che dietro a tutto potesse esserci Mephisto, facendoci sospettare di chiunque. Perfino di insetti e conigli. E invece era tutto (o almeno in parte) un trucco: Monica scopre infatti che Pietro non è il vero Pietro Maximoff, ma semplicemente un attore di nome Ralph Bohner, che guarda caso ha la faccia di Evan Peters, lo stesso interprete di Quicksilver nei film sugli X-Men della 20th Century Fox, acquistata da Disney. Una scelta di casting che ci ha portato in una direzione per settimane e che invece era tutta una gigantesca presa in giro. Al punto che il nome scelto per il personaggio è Ralph Bohner! Siamo al sublime (boner in inglese vuol dire “erroraccio”, mentre in slang è “erezione”: la Marvel ci sta letteralmente dicendo di non farci troppe “speculazioni mentali”, per non dire altro). D’altra parte ce l’hanno detto anche con il titolo di questa puntata, che si chiama proprio: “The Series Finale” (finale di serie).

Le cose a volte sono esattamente ciò che sembrano.

 

recensione-dell-episodio-finale-di-wandavision-evan-peters

 

Una scelta che farà arrabbiare sicuramente chi in questa serie ha visto solo uno specchio della propria conoscenza enciclopedica dei fumetti e non si è goduto il racconto e soprattutto l’evoluzione dei personaggi. Kevin Feige e i suoi dichiarano una volta per tutte che questi non sono film e serie tv destinati soltanto ai fanatici dei fumetti, ma storie adatte a ogni tipo di pubblico. Ed è una cosa bellissima: il vero pop appartiene a tutti.

 

 

 

La famiglia è per sempre

Arriviamo invece alla parte più commovente di questa recensione dell’episodio finale di WandaVision: come se non ci avessero fatto già piangere abbastanza con la puntata precedente, che ci ha regalato una delle battute più belle non solo del Marvel Cinematic Universe, ma della storia della televisione (“What is grief, if not love persevering?”), nel finale ci assestano il colpo di grazia. Consapevole di dover dire addio a Visione e ai suoi figli Wanda se ne separa a poco a poco. È la fase finale del lutto: ormai lo ha accettato ed è pronta a lasciarli andare. Anche se non erano del tutto reali, insieme hanno formato una famiglia. E la famiglia è per sempre.

 

recensione-dell-episodio-finale-di-wandavision

 

Lo ha capito Wanda e lo sappiamo anche noi: anche se non ci si vede o sente tutti i giorni, anche se si vive a distanza, anche se la morte ci ha separato, chi abbiamo amato vive sempre dentro di noi. Proprio come Visione vive in Wanda: è la sua tristezza e la sua speranza, ma soprattutto il suo amore. Un ricordo reso reale. Qualcosa che desideriamo tutti e che, come dice Monica e Wanda, se avessimo il potere di farla avverare non ci penseremmo due volte. Chiunque, almeno una volta nella vita, ha desiderato di poter riabbracciare, anche solo per un istante, chi non c’è più. Questa è la grande lezione di WandaVision: il lutto ci rende tutti uguali, perché la morte e la perdita fanno parte della vita.

 

 

 

Le due scene post credits: verso Captain Marvel 2 e Doctor Strange 2

Infine, come accaduto nei due episodi precedenti, non saltate i titoli di coda, perché questa volta c’è tempo non per una, ma ben due scene post credits. La prima si collega direttamente a Captain Marvel 2 (e alla serie tv Secret Invasion). La cosa bellissima è che sia ambientata in un cinema vuoto: anche qui la fusione con la realtà è straordinaria. Non vediamo in sala un film della Marvel ormai da luglio 2019, ovvero quando è uscito Spider-Man: Far from Home. Speriamo di poter tornare a riempire presto quelle poltroncine rosse. La seconda invece grida a gran voce Doctor Strange 2. Qualsiasi cosa accada ormai una cosa è certa: Wanda Maximoff è meglio non farla arrabbiare.

 

recensione-dell-episodio-finale-di-wandavision

 

WandaVision è disponibile su Disney Plus