L’idea di obbligare gruppi di undicenni a giocare in remoto a giochi di ruolo didattici per stabilire se abbiano o meno il diritto di inserirsi in un prestigioso istituto californiano è un’idea perfida, ma anche squisitamente deliziosa.
La causa di una simile soluzione è comunque virtuosa: tenendo conto del fatto sia necessario preservare il distanziamento sociale, la scuola ha preferito sottoporre l’esame di ammissione sotto forma ludica, preferendo il gioco a un freddo e austero modulo da compilare online.
Attraverso Zoom, bambini delle medie sono stati sottoposti alla prova, con gli ufficiali d’ammissione che controllavano ogni loro singola mossa. La metanarrazione li vedeva coinvolti nell’organizzazione di un picnic le cui scorte erano state preservate in armadietti di sicurezza le cui combinazioni, fatalmente, erano andate perse.
A occuparsi dell’escape room sono stati gli stessi insegnanti della scuola Harker in collaborazione con Paruzal, un’azienda di Denver specializzata nei giochi ruolistici rompicapo.
Lo scopo perseguito dalle due parti era certamente quello di dare una valutazione alle competenze didattiche dei rampolli della buona società, ma anche quello di soppesare i loro atteggiamenti e le loro inclinazioni.
Stabilire, insomma, chi fosse il leader, chi avesse una miglior cultura generale e chi invece sfornasse le idee più interessanti. Ripensandoci, detesterei sapere che qualcuno mi stia giudicando in base alle mie prestazioni a Myst.
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