Telegram, a Bari lo usavano come edicola digitale abusiva

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Un gruppo barese di Telegram era diventato il nucleo di una vera edicola digitale in cui venivano distribuiti pdf di magazine e libri.

Il canale rimandava a sua volta a 10 siti web con hosting all’estero, siti che ora sono stati oscurati dalla Guardia di Finanza di Bari attraverso un sequestro preventivo d’urgenza.

L’operazione, la quale si è fregiata del nome “#cheguaio!”, è stata avviata nell’aprile del 2020, quando la Federazione Italiana Editori Giornali (Fieg) ha denunciato la distribuzione dei file pirata attraverso molteplici gruppi Telegram. Al momento ne sono stati chiusi 329, ma c’è da scommettersi che molti altri siano ancora attivi.

Da Telegram, gli utenti potevano passare a siti-edicola dai quali consultare gratuitamente – e illegalmente – riviste e giornali in formato digitale. Consultando le pagine dei vari siti presi in considerazione, la Fieg stimava un anno fa che il danno potesse quantificarsi a 670.000 euro al giorno, ovvero circa 250 milioni di euro all’anno.

Le immagini diffuse dalla GdF illustrano come le pagine web pirata, per quanto spartane, ospitassero un vasto archivio di contenuti ben indicizzati, con approcci che ricordano molto da vicino un’impostazione “cartacea” del celeberrimo “pezzotto” televisivo.

La differenza tra il pezzotto e questi portali sta ovviamente nel fatto che i possessori dei siti non ottenevano soldi dai fedeli lettori, piuttosto si accontentavano di incassare quelli delle pubblicità, dimostrandosi ben felici di alimentare il più possibile il traffico sulle loro pagine.

Al momento sono sotto indagine nove persone coinvolte nei fatti, tuttavia la cosa si sta estendendo ben oltre ai confini baresi, con interventi che hanno imposto perquisizioni domiciliari in Puglia, Campania, Marche e Lazio.

 

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