Huawei e l’Unesco discutono il futuro digitale in Europa

L’Unesco e Huawei organizzano a Shanghai un forum per discutere una possibile transizione tecnologica sostenibile.

L’evento, titolato magistralmente “Connected for Shared Prosperity“, è stato organizzato dalla ditta digitale cinese, dalla GSMA, Center for Environmental Economic Studies dell’Università di Fudan e The Paper, il tutto con il sostegno dell’Unesco, l’agenzia dell’ONU il cui scopo è promuovere la scienza, la comunicazione e l’istruzione.

L’incontro ha riunito rappresentati internazionali aziendali e politici per discutere una serie di possibili panorami riguardanti la digitalizzazione europea, un passaggio che in molti concordano essere essenziale nell’ottica del vantaggio condiviso e della lotta alle disparità.

Ci siamo riuniti per discutere i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite. Personalmente, penso che la tecnologia sia fondamentale per il raggiungimento di questi obiettivi e, insieme, dobbiamo fare due cose per liberare appieno il suo potere nel guidare lo sviluppo sostenibile.

La prima sfida è raggiungere una parità di visione sul fatto che la tecnologia è motore irrinunciabile per il progresso umano. La seconda è intraprendere un’azione risoluta per far si che l’innovazione crei davvero valore per tutti. Bisogna credere al potere della tecnologia,

ha dichiarato Catherine Chen, vicepresidente di Huawei.

L’evento Huawei supportato da Unesco, mirava esplicitamente ai soli membri ONU europei. L’azienda, d’altronde, ha ancora seri problemi diplomatici con l’Amministrazione statunitense, mentre l’Europa, rimasta indietro nelle proprie strategie telematiche, risulta un terreno fertile in cui radicare degli eventuali interessi economici.

Lo scopo del forum è abbastanza cristallino: far capire ai paesi europei che il nome della ditta sia stato infangato da manovre politiche. Titoli quali “la relazione vincente tra Europa e Huawei” o i vari confronti diretti mirati a sedare le preoccupazioni di matrice atlantista rendono il tutto molto palese.

Lo smarcamento dalle accuse statunitensi della Big Tech cinese è tanto deciso che in alcuni punti l’azienda arriva esplicitamente a sbugiardare gli Stati Uniti, soprattutto per quanto riguarda il collegare il loro prodotto a una possibile minaccia alla sicurezza nazionale.

Huawei ammette tuttavia che la legge cinese imponga alla ditta di collaborare con l’Intelligence nazionale. “Obbediamo alle leggi di qualsiasi nazione in cui operiamo, fare diversamente sarebbe un suicidio corporativo”, recita lo statement.

 

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