I jet militari sono dotati di un software che è in grado di assumere la guida del velivolo nei casi di svenimento del pilota.

L’Air Force Safety Center ha recentemente discusso con la testata statunitense Popular Science il funzionamento degli algoritmi di controllo degli F-16 ed F-35, spiegando come questi automatismi abbiano salvato la vita a diversi militari.

Volare ad alta quota e a incredibile velocità non è infatti sicuro neppure per chi è sottoposto a costante addestramento, basta una svolta troppo stretta o un’accelerata eccessivamente decisa che il pilota può finire in G-LOC e svenire.

Il fenomeno si manifesta quando le manovre aeree esercitano sul pilota una pressione gravitazionale tale da fargli defluire il sangue agli arti inferiori. Il cervello, rimasto privo di ossigeno, va in “crash”, imponendo al corpo uno svenimento che potrebbe ogni volta tramutarsi in tragedia.

Per evitare il G-LOC, i militari sono dotati di capi d’abbigliamento comprimenti che limitano l’afflusso di sangue, ma non sempre la cosa è sufficiente a prevenire il problema. In quei casi interviene la guida assistita del jet.

Il software, noto come Automatic Ground Collision Avoidance System (AGCAS), calcola altitudine e velocità del mezzo. Se avverte la possibilità di una collisione immediata, il sistema compie una cabrata, facendo guadagnare preziosissimi secondi con i quali il pilota può tornare cosciente.

Il sistema consiste in un insieme di complessi algoritmi basati sull’evasione di collisione e sulle decisione autonome che fanno affidamento su di un sistema di navigazione preciso, nonché sulla performance dell’areoplano e sui dati di bordo per determinare l’eventualità di un’immediata collisione con il suolo.

Se il sistema predice detta collisione, viene comandata una manovra autonoma di evasione – una stabilizzazione degli alettoni e una transizione a +5G – come ultima risorsa per evitare l’impatto,

spiega il sito ufficiale del AGCAS.

 

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