St3pny, condanna ad 8 mesi di carcere per lo youtuber Stefano Lepri

Lo youtuber St3pny, nome d’arte di Stefano Lepri, è stato condannato ad 8 mesi di carcere per evasione fiscale. Gli è stata contestata un’evasione IVA di oltre 75.000€.

Si è chiuso con una condanna ad 8 mesi di carcere il procedimento contro Stefano Lepri, il vero nome dello youtuber St3pny. La vicenda risale a maggio del 2019, quando la Guardia di Finanza aveva annunciato l’apertura di un’indagine per evasione nei confronti del content creator.

A Lepri è stata contestata l’evasione dell’Iva per un importo superiore ai 75.000€. La sentenza, per quanto tenue, non può che stupire se si considera che le fiamme gialle avevano pubblicamente elogiato la condotta dello youtuber, esternando che probabilmente si era trattato di un errore in buona fede.

Sempre St3pny all’epoca si era detto fiducioso, invitando la politica a regolamentare meglio la professione dello youtuber in modo da semplificare gli oneri fiscali a carico dei creatori di contenuti italiani — oggi in un limbo che ha già messo in difficoltà diversi studi di commercialisti, come testimoniano altri illustri precedenti (anche se non si era mai arrivati ad una condanna penale prima di oggi).

La condanna ad 8 mesi di carcere arriva come conseguenza di un’evasione IVA per 75.000€, a fronte di un reddito di oltre 300mila euro mai dichiarato. Il PM aveva chiesto una pena di 1 anno e 4 mesi. In Italia la maggior parte delle condanne sotto i 4 anni possono essere commutate in una sanzione pecuniaria, ed è verosimilmente questa la strada scelta dai difensori di Stefano Lepri. Peraltro, la cifra contestata era già stata versata al Fisco.

Secondo gli investigatori, «St3pny» avrebbe stipulato contratti pubblicitari utilizzando la cessione del diritto d’autore che non obbliga a pagare l’Iva, ma in realtà avrebbe svolto un’attività continuativa non compatibile con questo tipo di contratti.

si legge sul Corriere della Sera.

È il primo caso di uno youtuber condannato per evasione fiscale in Italia.

Nel frattempo, la notizia fa gelare il sangue agli altri content creator italiani. Già nel 2019 era emerso chiaramente che le fiamme gialle avevano avviato una serie di colloqui con diversi altri youtuber italiani, tutti accusati di irregolarità di questo tipo.

 

 

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