Australia, Facebook fa cilecca e blocca anche governo ed enti benefici

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Australia, Facebook ha bloccato gli organi di stampa, ma nella censura ci sono finiti anche diplomatici e fondi di beneficienza.

La Big Tech ha voluto fare il colpo grosso, mostrare i muscoli, imporre la sua posizione a un Governo che vorrebbe invece che i giornali locali ottenessero qualche soldo dalle piattaforme che adoperano le loro news. Il risultato è stato un oscuramento totale degli organi di stampa, ma anche una gaffe madornale che mina la fiducia nell’azienda fondata da Mark Zuckerberg.

L’idea al vaglio dell’Amministrazione australiana sarebbe quella di obbligare le grandi aziende tecnologiche a negoziare con le varie testate degli accordi commerciali al fine di pubblicare le loro notizie.

Si tratta di un’extrema ratio che cerca di risolvere l’emorragia finanziaria in cui vertono i giornali sin dai tempi del passaggio alle inserzioni digitali. Il sospetto di molti è infatti che la maggior parte delle persone si accontenti di consultare i titoli giornalistici che vengono rimbalzati sui social e che quindi gli introiti delle pubblicità finiscano tutti in tasca alle Big Tech.

Dopo mesi di estenuante opposizione, Facebook ha deciso di effettuare una rappresaglia dimostrativa, ovvero ha impedito agli utenti locali di pubblicare, condividere e visualizzare qualsiasi forma di articolo giornalistico.

Una mossa che, evidentemente, non ha che causato danni, agli australiani, ma anche alla stessa azienda. Il social è stato quasi del tutto inutilizzabile per intere ore. Le amministrazioni locali sono state sospese, comprese quelle sanitarie, quelle che comunicano quotidianamente dati e pericoli legati alla pandemia di coronavirus.

Gli enti benefici sono stati zittiti, così come le food banks e i centri per le violenze domestiche. Verrebbe da pensare che sia stato un errore calcolato, uno stratagemma con cui imporre ulteriori pressioni sull’Australia, se non fosse che Facebook è stata tanto goffa da bandire la sua stessa pagina.

 

 

Queste azioni finiranno semplicemente con il confermare le preoccupazioni che un numero crescente di nazioni sta esprimendo nei confronti delle aziende Big Tech, le quali pensano di essere più grandi dei governi e che le regole non valgano per loro.

Noi non saremo intimiditi dalle Big Tech che cercano di compiere pressioni sul Parlamento. Incoraggio Facebook a lavorare costruttivamente con il Governo australiano, con la stessa buona fede recentemente dimostrata da Google,

ha ringhiato Scott Morrison, Primo Ministro australiano.

 

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