L’India intensifica il suo impegno nel controllare come i suoi cittadini utilizzano internet e lo fa appellandosi a plotoni di talpe.

Prima che vi passi per la testa: no, non potete arrotondare lo stipendio facendo qualche saltuaria visita su blog e forum indiani, l’impegno è esclusivamente su base volontaria. A chiederlo è però il Ministero dell’Interno indiano (MHA), il che sta creando un contesto ambiguo e preoccupante che potrebbe alterare gli equilibri internettiani del Paese.

L’organo governativo avrebbe infatti chiesto al popolo indiano di vegliare su tutto ciò che includa pedopornografica, violenza sessuale e, in maniera non meglio definita, terrorismo, radicalizzazione e “attività anti-nazionali“.

In pratica non siamo molto distanti dai manifesti propagandistici dei tempi della Guerra Fredda, quelli in cui States e Soviet chiedevano ai bravi cittadini di denunciare chiunque si macchiasse di manovre “sospette”.

La posizione del Governo indiano finisce con il sottoscrivere il messaggio precedentemente lanciato dalla polizia del Kashmir, la quale pochi giorni fa aveva chiesto che si facessero avanti dei “Cyber Volontari” pronti a improvvisarsi vigilantes della tastiera.

L’India non prevede l’applicazione di alcuna scrematura, nel selezionare queste talpe, cosa che lascia ancor più temere una futura implementazione di censura coatta di massa, censura che tuttavia sarebbe pienamente in linea con le leggi scritte dall’Amministrazione Modi.

Ad aggravare ulteriormente la situazione, il Governo indiano ha recentemente fatto pressione su Twitter perché rimuovesse una quantità di post in cui gli utenti criticavano la gestione della nazione, contenuti che sono per l’appunto stati considerati “anti-nazionali”

Prendendo questo episodio come metro di riferimento, è abbastanza facile prevedere il genere di personaggi che finiranno nel mirino della cybersicurezza indiana.

 

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