L’Intelligence necessita permessi speciali per spiare i cittadini statunitensi, ma evita il problema comprando i dati di localizzazione.
In una nota inviata al Senatore Ron Wyden, e intercettata dal The New York Times, la Defense Intelligence Agency (DIA) ha ammesso di comprare le informazioni sensibili dai broker di dati, ottenendo un sacco di dettagli tanto sui cittadini stranieri, quanto su quelli statunitensi.
Il Quarto Emendamento americano imporrebbe alle agenzie governative di ottenere un mandato, prima di poter esigere questo genere di informazioni dalle aziende terze. Si tratta di un procedimento lungo e “specifico” che abbisogna dell’approvazione dell’Ufficio dei servizi di controllo e di conformità, nonché quello dell’ufficio del Consiglio Generale.
Un procedimento tanto complesso che negli ultimi due anni e mezzo, la DIA ha ottenuto il via a spiare la posizione dei cittadini statunitensi solamente cinque volte.
Tuttavia l’Intelligence avrebbe trovato una scappatoia: i broker sono specializzati nel comprare i dati utente da siti web e applicazioni, quindi li condensano in macro-archivi e li rivendono a chiunque li voglia comprare.
Tecnicamente, sostiene la DIA, l’agenzia si limita ad acquistare dei dati che sono di libero accesso, non deve richiederli tramite il normale percorso di legge. Inutile dire che le organizzazioni in difesa delle libertà civili sono di tutt’altra opinione.
Il problema della gestione dei dati di localizzazione, ma anche dei dati in generale, da parte delle Intelligence statunitensi é un questione che tocca molto da vicino la sensibilità dell’Unione Europea, da sempre attenta al valore della privacy.
Quest’estate, l’UE ha infatti mosso battaglia contro le aziende digitali, ree di non applicare adeguatamente le normative europee per quanto riguarda il trattamento delle informazioni dei cittadini del Vecchio Mondo.
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