Nel mondo dominato dalla post-verità, fare fact-checking potrebbe essere la chiave con cui ottenere il Nobel per la pace 2021.
Ad avanzare la proposta é stata una parlamentare norvegese, Trine Skei Grande, ex leader del Partito Liberale, sottolineando quanto bugie e teorie del complotto stiano plasmando una percezione della realtà che é limitata e deforme.
«Viviamo in un’epoca in cui combattere le bugie è così importante che Joe Biden ne ha parlato nel suo discorso», ha fatto notare la politica.
A portare alto lo stendardo dei fact-checkers – e quindi a essere proposti per il Nobel – sono gli organi di stampa facenti parte dell’International Fact-Checking Network (Ifcn), una rete che annovera tra i suoi ranghi testate quali France Presse, Washington Post e Reuters.
Durante la sua storia, il Nobel per la pace é stato più volte assegnato a titolo simbolico ad organizzazioni che portano avanti battaglie virtuose e condivisibili. Tra questi ricordiamo le premiazioni assegnate al World Food Program (2020), all’OPAC (2013) e all’Unione Europea (2012).
L’Istituto Nobel di Oslo si mantiene aperto a ogni proposta valida fino al 31 gennaio, quindi passerà i mesi successivi a valutare le candidature e assegnerà il Premio per la Pace verso i primi di ottobre.
Considerando l’enorme attenzione che le Amministrazioni occidentali stanno riversando nel rimaneggiare algoritmi e strapoteri delle Big Tech, non é neppure da escludere che l’Ifcn abbia anche buone possibilità di uscirne vittoriosa.
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