Hate speech, l’Unione Europea vuole combatterlo assieme agli USA

commissione europea

Approfittando del cambio di guardia avvenuto alla Casa Bianca, l’Unione Europea propone agli USA di combattere l’hate speech.

A dichiararlo senza mezzi termini é la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, la quale identifica nell’Amministrazione Biden un potere “amico” con cui poter finalmente riaprire un dialogo diplomatico.

La politica non menziona esplicitamente Donald Trump, le antipatie che l’uomo d’affari ha sempre provato per la Nato o il linguaggio provocatorio che definiva i suoi account social, ma i riferimenti all’ormai ex-presidente sono fin troppo chiari, soprattutto quando sono stati richiamati alla memoria i fatti di Capitol Hill.

Solo pochi giorni fa, in centinaia si sono abbattuti sul Campidoglio di Washington, il cuore della democrazia americana. Le immagini televisive di quell’evento ci hanno scioccati tutti.

Questo é quanto avviene quando le parole incitano all’azione. Questo é quanto succede quando i discorsi d’odio e le fake news vengono disperse a macchia d’olio attraverso i media digitali. Queste parole diventano un pericolo per la democrazia,

ha sostenuto Von der Leyer durante il discorso per l’inaugurazione della nuova presidenza statunitense.

La presidente ha quindi sottolineato come anche in Europa siano presenti persone che si percepiscono come svantaggiate e che sono pronte a incanalare la propria frustrazione in teorie cospirazioniste che trovano libero spazio sulla Rete.

Per ora l’Unione Europea non ha avanzato nessun progetto condiviso, ma la Von der Leyen ha proposto di concordare binari definitivi che impongano nuove responsabilità alle Big Tech e che assicurino che “se qualcosa é illegale offline, sia illegale anche online”, hate speech compreso.

Il discorso ha tuttavia affrontato la necessità di intrattenere un nuovo Consiglio per il commercio e la tecnologia, così da gettare quelle basi normative che potrebbero essere applicate a tutto il mondo globalizzato.

Non importa quanto Twitter potesse avere ragione nell’oscurare l’account di Donald Trump cinque minuti dopo la mezzanotte, una tale seria interferenza con la libertà d’espressione dovrebbe basarsi sulle leggi e non sulle normative interne delle aziende. Dovrebbe basarsi sulle decisioni di politici e parlamenti, non su quelle dei manager della Silicon Valley,

ha aggiunto sferzante, manifestando apertamente quell’atteggiamento combattivo che sta spingendo l’Unione Europea a riconquistare quei poteri che ormai sembrano essere finiti in mano alle aziende digitali.

 

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