Mentre l’attenzione del mondo é focalizzata sui social occidentali, Hong Kong oscura le pagine d’informazione pro-democrazia.

Fino a poco più di un anno fa, le proteste anti-governative di Hong Kong erano in cima agli argomenti più discussi dalla stampa europea. Ora, con una pandemia e una crisi economica di mezzo, la lotta per l’anima della città asiatica sembra essere passata in secondo piano, con la Cina che può reclamare la vittoria.

A novembre, i politici democratici dell’isola hanno cercato di ridestare l’attenzione globale rassegnando le dimissioni in massa, senza però ottenere i risultati sperati. Da allora, piuttosto, il governo centrale ha dato un ulteriore giro di vite nel controllare e arrestare i membri delle opposizioni e i contestatori.

Molti dei recenti interventi cinesi appoggiano le proprie fondamenta su una nuova serie di regole introdotte nel periodo estivo, regole che sono nate in esplicita risposta alle proteste del 2019.

 

Proteste a Hong Kong

 

Attraverso queste norme, la Repubblica Popolare Cinese sta iniziando ufficialmente a bloccare le voci dissonanti anche quando si rifugiano sul web, imboccando un percorso che molti temono finirà con l’estendere la cosiddetta “Great Firewall” anche a una città che per anni era riuscita a mantenere certe libertà.

L’Hong Kong Broadband Network (HKBN), il secondo più grande internet provider della città, ha infatti confermato oggi di aver disabilitato l’accesso al sito HKChronicles, ottemperando alle richieste del Governo centrale.

HKChronicles é perlopiù noto per aver fornito aggiornamenti sulle manifestazioni degli anni passati, ma anche per aver portato avanti la controversa scelta di pubblicare informazioni sensibili riguardanti i politici pro-establishment e le loro famiglie.

Gli abitanti di Hong Kong dovrebbero iniziare a prepararsi a controbattere i futuri blocchi di internet, i quali saranno su una scala sempre maggiore, e ad affrontare l’oscurità prima dell’alba,

ha commentato Naomi Chan, amministratrice del sito.

Al di là delle ideologie politiche, l’ambiguità delle nuove leggi per la sicurezza sta progressivamente inquietando gli investitori stranieri che sono rimasti in loco, i quali chiedono alla Cina una maggiore trasparenza e, nel frattempo, iniziano a spostare le loro risorse verso Singapore.

D’altronde, se il Governo oscura con tanta facilità un sito scomodo, é difficile comprendere quali siano i limiti del suo intervento sulla metropoli di Hong Kong.

 

Potrebbe anche interessarti: