Lovecraft Country, la serie TV HBO ideata da Misha Green e prodotta dal duo J.J. Abrams e Jordan Peele è sicuramente tra le serie più chiacchierate di questo 2020. In questo approfondimento, andiamo a capire quanto la letteratura in Lovecraft Country, a partire dal romanzo fino al suggestivo titolo, sono fondamentali.
Si è conclusa da non molto anche in Italia su Sky Atlantic e NOW TV Lovecraft Country – La terra dei demoni, la serie HBO ideata da Misha Green (Underground) e prodotta dal duo J.J. Abrams (Castle Rock) e Jordan Peele (Scappa – Get Out, Noi – Us, The Twilight Zone). Il serial ha dimostrato di avere uno stretto rapporto, quasi tentacolare, con la letteratura. Non solo perché banalmente è un adattamento dell’omonimo romanzo di Matt Ruff, uscito per la prima volta in Italia con Piemme Edizioni proprio in occasione del debutto del serial.
Lo show infatti si presenta come un grande libro da sfogliare, una raccolta di racconti, ogni episodio è un capitolo e quindi mescola generi e sottogeneri, saltando dall’horror e arrivando addirittura a toccare punte sci-fi, e questo può destabilizzare lo spettatore ma allo stesso tempo rende la serie particolare e adatta a chi ha un palato horror variegato, potendo incontrare in questo modo un maggior favore del pubblico.
Se si rimane affascinati della magia e dall’orrore raccontati, che è tanto quello vero dell’America razzista degli anni ’50 quanto quello soprannaturale delle creature uscite direttamente dalla letteratura di H.P. Lovecraft, maestro del genere, allora la serie saprà stupirvi a coinvolgervi.
Dentro il mondo di Lovecraft Country
Lovecraft Country ci racconta anche come la letteratura sia uno strumento di “apertura della mente”, che dovrebbe aiutare a conoscere il mondo là fuori e quindi a sensibilizzare contro la discriminazione e, dalla parte dei discriminati, a mostrare che un mondo nuovo e migliore è possibile, dando loro speranza.
Lo zio del protagonista Atticus (Jonathan Majors), George (Courtney B. Vance), un uomo buono, generoso e progressista per molte idee, cura infatti una guida con consigli di viaggio per i neri, sullo stile del noto Green Book, un vademecum insomma per girare l’America in modo sicuro rivolto alla black community. Questo permetterà alla moglie Hyppolita, dopo la morte del marito, di scoprire un lato ancora più indipendente di se stessa, e andare in prima persona alla ricerca della soluzione invece che aspettarla dagli uomini della storia raccontata.
Viaggerà addirittura nel tempo e vivrà per un periodo nel futuro acquisendo grande conoscenza e consapevolezza
Viaggerà addirittura nel tempo e vivrà per un periodo nel futuro acquisendo grande conoscenza e consapevolezza. Hyppolita (Aunjanue Ellis) fin dal nome richiama la letteratura, l’antica mitologica greca: era una regina delle Amazzoni e quindi simbolo e luogo di libertà e indipendenza femminile per antonomasia.
Lovecraft Country ha un’evidente influenza dall’autore del titolo, e un esempio lampante oltre a easter egg, citazioni e atmosfere, ne sono gli Shoggoth, che nell’universo creato dallo scrittore sono dei mostri immaginari appartenenti al Ciclo di Cthulhu e che i nostri protagonisti incontrano nel bosco una volta arrivati nei pressi della Casa e del villaggio dove credono sia tenuto prigioniero il padre di Atticus.
Lovecraft Country va però a pescare da tutti i tipi di letteratura, anche quella della mitologia orientale, come nel bellissimo sesto episodio “Incontriamoci a Daegu” con la leggenda del demone volpe a nove code.
Ji-Ah (Jamie Chung) apparentemente un’ingenua aspirante infermiera in Corea durante la guerra, si rivela posseduta da un kumiho, lo spirito della volpe a nove code appunto. Esso può liberamente trasformarsi anche in belle donne succubi, che seducono giovani ragazzi, per ucciderli e spesso per poi mangiare il loro fegato oppure il loro cuore (a seconda delle leggende). Visto anche in Naruto, il demone in questo caso deve prendere 100 anime di uomini per poter lasciare il corpo di Ji-ah.
La letteratura nella serie TV HBO
Durante i dieci episodi che compongono la serie HBO, vari libri vengono mostrati che potrebbero essere collegati alle storie dei personaggi e quindi non inquadrati in modo casuale, come spesso capita soprattutto nelle grandi produzioni del canale cable, attentissime ai dettagli tanto quanto al quadro generale.
Il conte di Monte Cristo
Proprio nel sesto episodio sopra citato durante un dialogo fra Atticus e Ji-ah, si parla del libro Il Conte di Montecristo di Alexandre Dumas, che il giovane vuole leggere mentre è fermo a letto in infermeria durante la guerra e custodisce gelosamente:
Tu andavi al cinema per scappare da tutto e da tutti. Io tenevo la faccia sui libri. Penso che arrivai a un punto in cui non mi portavano abbastanza lontano
Così sei venuto qui
E poi sono tornato sui libri.
Lo scambio di battute si riferisce proprio al potere di evasione della letteratura e di apertura della mente di cui sopra. Ma perché proprio quel libro? “Perché hai scelto questo?” “È il preferito di mio padre. Ho pensato che dopo anni di oppressione Edmond [Dantés, il protagonista, ndr] ottiene la sua dolce vendetta. O forse perché è scritto da un nero”.
Il libro del 1846 è lo stesso che vediamo nei primi episodi quando il ragazzo si reca a casa del padre la prima volta. Montrose (Michael Kenneth Williams) ha nascosto per anni la propria identità, dissimulando il fatto di essere omosessuale e per giunta di colore in una comunità che gli diceva che non era abbastanza uomo per sopravvivere. Una punizione subìta che ha scaricato a propria volta sul figlio, che non era mai abbastanza in riga per lui. Montrose mosso dalla paura come spesso capita in questi casi.
Lo stesso Edmond è mosso da rabbia e vendetta, che in parte ritroviamo anche in Tic come scomoda eredità genetica:
Per tutta la vita mio padre ha cercato di farmi diventare ciò che non sono. Sono andato dall’altra padre del mondo per evitare la sua influenza e ora eccomi qui
dirà a Ji-ah.
L’estraneo e altri racconti
Quando Atticus arriva in città e va a trovare lo zio George alla libreria, il primo libro in assoluto che vediamo nella serie è quello che si ritrova tra le mani. L’estraneo e altri racconti di H.P. Lovecraft, della casa editrice Arkham House, che è stato il vero editore di gran parte delle opere del maestro. “L’estraneo” parla di un mostro che finché non si vede allo specchio alla fine del racconto, non capisce di essere egli stesso l’essere orripilante che terrorizza tutti al proprio passaggio. Proprio come Tic che non sa di essere il prescelto e si sente un estraneo appena arrivato in città, sentendo di dover dimostrare a tutti di essere migliore di quanto credesse (o gli avesse fatto credere) il padre. Si sente egli stesso un mostro per gli orrori compiuti in guerra e da cui è tornato traumatizzato.
La casa sull’abisso e altre storie
Quando sono intrappolati nella villa dei Braithwhite, sede della Setta dei bianchi, George si avvicina a una parete nascosta apribile con un libro. Il libro è La casa sull’abisso e altre storie. Il romanzo dello scrittore inglese William Hope Hodgson, pubblicato per la prima volta nel 1908, racconta di una casa situata nel fitto bosco in un punto inusuale e precario nel mezzo di una cascata: l’abitazione nasconde indicibili segreti, che si rivelano quando viene scoperta casualmente da due malcapitati campeggiatori.
Proprio come la villa in cui si trovano rinchiusi i protagonisti di Lovecraft Country, che ha un altro “abisso” demoniaco e pericoloso da svelare al mondo. Il romanzo è pregno di un cosmicismo in balia di forze inspiegabili che influenzerà inevitabilmente lo scrittore.
La capanna dello Zio Tom
Quando negli ultimi episodi la piccola Diana (Jada Harris) figlia di George e Hyppolita e cugina di Atticus, viene maledetta e posseduta da un demone, la sua anima si sdoppia in due. La versione “bambina cattivella e birichina dal volto diabolico” appare non solo come corpo estraneo ma anche alterando la copertina de La capanna dello Zio Tom un libro poggiato sullo scaffale davanti a lei.
Il romanzo fu scritto dalla statunitense Harriet Beecher Stowe, attiva abolizionista convinta
Il romanzo fu scritto dalla statunitense Harriet Beecher Stowe, attiva abolizionista convinta, e fu pubblicato proprio nel 1852 (gli anni di ambientazione della serie tv) in seguito a un atto legislativo promulgato nel 1850, la “Legge sugli schiavi fuggitivi”, che decretava il dovere di denunciare gli schiavi fuggiti dalle piantagioni e la restituzione degli stessi ai proprietari. Il romanzo ebbe un profondo effetto sugli atteggiamenti nei confronti degli afroamericani e la schiavitù negli Stati Uniti, con ripercussioni ancora oggi e quindi anche questo libro non sembra certamente scelto a caso per essere inquadrato in quella determinata sequenza.
Il libro da cui tutto è iniziato e a cui si ritorna nel finale non è quello di Matt Ruff ma quello omonimo che nel futuro fittizio della storia raccontata in Lovecraft Country scriverà proprio il figlio che deve ancora nascere di Tic e Letti (Jurnee Smollett).
George Freeman, chiamato così in onore dello zio di Atticus, scriverà il romanzo unendo passato, presente e futuro come riportato nel sottotitolo della copertina, scriverà di altri mondi e tempi, aiutando i protagonisti nel loro “presente” e fornendogli la chiave per sconfiggere i “demoni bianchi” Christina Braithwhite (Abbey Lee) e William (Jordan Patrick Smith).
Chi l’avrebbe detto che la letteratura poteva essere così tentacolare?