Fino ad oggi WhatsApp non ha prodotto grossi ricavi per Facebook, anzi è lecito dire che non ne ha prodotti affatto. Le cose stanno per cambiare.
Come si fa a monetizzare un’app di messaggistica protetta da crittografia e quindi inutile per la profilazione e difficilmente utilizzabile per vendere inserzioni pubblicitarie? Per Facebook, che dal 2014 possiede WhatsApp, questa è stata una delle domande cardine degli ultimi anni.
Ora sembra che il social sia riuscito a trovare una risposta. WhatsApp –spiegava ad inizio dicembre la giornalista del NY Times Shira Ovide– è usato da 2 miliardi di persone in tutto il mondo, eppure non produce utili.
Forse non è mai esistita un’app usata da così tante persone ma in grado di generare così pochi soldi
ha sintetizzato in modo efficace la Ovide.
Eppure Facebook potrebbe finalmente aver capito come rendere WhatsApp una macchina genera soldi. L’obiettivo è quello di trasformarlo in qualcosa di molto vicino alla super-app WeChat, che in Cina è usata per tutto: dai post social alle news, ma soprattutto per i pagamenti.
Nel corso del 2020 abbiamo assistito ad un primo approccio in questo senso, con l’introduzione sperimentale di WhatsApp Pay in Brasile. Le cose non sono filate lisce come l’olio, tutt’altro: a pochi giorni dalla release della nuova feature le autorità brasiliane avevano intimato lo stop totale del servizio. Facebook non aveva aspettato il via libera della banca centrale del Brasile.
A fine novembre, WhatsApp ha poi acquisito la Kustomer, una startup che fornisce servizi alle aziende e ai piccoli commercianti per aiutarli a prestare servizi di customer service direttamente via chat testuale.
Secondo Shira Ovide, WhatsApp un domani potrebbe diventare «l’unica forma di presenza online» per moltissime piccole aziende, specie i piccoli commercianti o i ristoranti. Ricevere prenotazioni, vendere prodotti, accettare pagamenti e assistere i clienti: tutti servizi che un domani le aziende potrebbero svolgere direttamente da WhatsApp, senza ricorrere a grossi investimenti o altre strategie dispersive.
Da un paio di anni in diversi mercati esiste già una forma embrionale di tutto ciò: si chiama WhatsApp Business ed è un servizio che consente alle aziende di vendere e promuovere i loro prodotti direttamente sull’app. In Italia non è mai arrivato, ma in India, dove l’app di messaggistica raggiunge 340 milioni persone, WhatsApp Business è molto usato.
Ad oggi, con rare eccezioni —si pensi al ruolo dei gruppi chiusi nelle strategie di disinformazione durante le ultime elezioni in Brasile—, WhatsApp è passato sotto il radar della cronaca e dell’interesse pubblico. Quantomeno rispetto agli altri prodotti di Facebook. Eppure in un domani molto vicino, l’app di messaggistica potrebbe cambiare in modo permanente il modo in cui acquistiamo prodotti e ci interfacciamo con gli esercizi commerciali.
Se Facebook riuscirà finalmente a capire [come sfruttare la sua app], WhatsApp potrebbe cambiare per sempre il modo in cui facciamo shopping e usiamo internet — con un impatto simile a quello che ha avuto Instagram. In caso contrario, Facebook si scontrerà contro un fallimento di proporzioni spettacolari.
- Why WhatsApp Matters (nytimes.com)