Il mercato delle macchine usate inquina i Paesi in via di sviluppo

rottami macchina

La nostra quotidianità ambisce a una svolta green, ma le macchine usate che ci lasciamo alle spalle finiscono con l’inquinare altre nazioni.

A sostenerlo é un rapporto delle Nazioni Unite appena pubblicato: milioni di automobili, van e minibus obsoleti e in pessime condizioni finiscono nei Paesi in via di sviluppo, contribuendo non poco sia all’inquinamento che agli incidenti su strada.

Molti dei mezzi non soddisfano gli standard qualitativi minimi per garantire la circolazione in sicurezza, con almeno metà di questi che finiscono per essere rivenduti con leggerezza ai Paesi africani.

Il Programma Ambientale delle Nazioni Unite (UNEP) chiede dunque che si introducano regolamenti stringenti che vadano a tamponare questo escamotage speculativo e propone che tutti i Paesi membri inizino ad adottare degli standard affini.

I paesi sviluppati devono cessare di esportare veicoli che non superano le ispezioni di sicurezza e ambientali e che nei loro Paesi d’origine non vengono più considerati adatti alla strada, parallelamente le nazioni che importano dovrebbero introdurre standard qualitativi maggiormente rigidi,

ha dichiarato Inger Andersen, direttore esecutivo dell’UNEP.

La preoccupazione dei ricercatori si estende ben oltre ai problemi meccanici: con i governi del G20 che si stanno progressivamente impegnando a ridurre le emissioni di gas serra, questo mercato vizioso rischia di rallentare gli auspicabili effetti benefici di simili interventi politici.

Secondo uno studio olandese, le macchine esportate in Africa vengono usate per più di diciotto anni, prima di essere “riciclate” ai nuovi acquirenti, inoltre il contachilometri supera spesso i 200.000 km e quasi nessuna é dotata di convertitori catalitici.

E non perché i veicoli non ne siano inizialmente dotati, ma perché i mercanti li smontano per “grattare” via i pochi grammi di platino che questi contengono, garantendosi così un’entrata extra.

Stando ai dati olandesi, il 54 per cento di questo traffico ha origini europee e molti dei cargo d’esportazione salpano via nave proprio dai Paesi Bassi.

 

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