Per evitare che le elezioni vengano manipolate, Facebook Inc. rifiuta milioni di inserzionisti e rimuove migliaia di post.

A dirlo é il vice presidente degli affari globali e della comunicazione dell’azienda, Nick Clegg, il quale riporta come Facebook e Instagram abbiano dovuto dire no a 2.2 milioni di ads perché “ostruivano il processo di voto“. Per lo stesso motivo sono stati censurati 120.000 post e altri 150 milioni sono stati segnalati come contenenti informazioni fasulle.

Con l’avvicinarsi dello scontro elettorale tra il presidente uscente Donald Trump e lo sfidante Joe Biden, la Big Tech sta intensificando i propri sforzi per evitare che manipolazioni esterne possano alterare le tendenze politiche del paese eseguendo propagande di disinformazione.

Trentacinquemila dipendenti si stanno occupando della sicurezza e dei contributi per le elezioni sulle nostre piattaforme. Abbiamo istituito partnership con 70 media specializzati, inclusi cinque in Francia, giusto per verificare le informazioni,

ha dichiarato Clegg all’Agence France-Presse.

Con queste manovre, Facebook Inc. vuole evitare il ripetersi di quanto é accaduto nel 2016, quando le elezioni USA di allora furono influenzate da interventi occulti da parte del governo russo.

All’epoca, Nick Clegg, non ancora interno all’azienda digitale, aveva usato la sua posizione di vice Primo Ministro britannico per lamentare il disinteresse con cui Facebook aveva gestito una simile criticità.

Ora non solo sono stati schierati professionisti del settore, AFP compresa, ma sono state introdotte delle intelligenze artificiali che “hanno reso possibile la cancellazione di miliardi di post e di account falsi, ancor prima che questi vengano segnalati dagli utenti”.

Martedì scorso l’azienda ha annunciato di voler prendere un posizione anche contro i movimenti no-vax, imponendo un blocco a tutte quelle inserzioni che scoraggiano le persone a vaccinarsi.

D’altro canto, una recente indagine del Wall Street Journal accusa Facebook di aver eseguito ingerenze sull’opinione pubblica adottando sin dal 2017 un algoritmo che avrebbe sfavorito le informazioni provenienti dalle testate di sinistra.

 

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