Facebook è stato accusato di censurare alcuni magazine di sinistra

Facebook censura le pubblicazioni di sinistra? Un report del WSJ accusa il social di aver azzoppato alcuni magazine progressisti, come Mother Jones.

Una nuova inchiesta del Wall Street Journal inchioda Facebook: dopo un cambio di algoritmo del 2017, la piattaforma avrebbe scientemente diminuito l’audience di alcune pubblicazioni di sinistra, come Mother Jones.

Secondo le ricostruzioni emerse in queste ore, Facebook non solo avrebbe ridotto la visibilità dei post della testata, ma avrebbe anche mentito in più occasioni. Ben Dreyfuss, che per Mother Jones si occupa proprio di strategie di crescita, ha spiegato di essersi incontrato in più occasioni con alcuni dirigenti di Facebook. Ad ogni incontro l’azienda avrebbe smentito categoricamente l’ipotesi che la modifica all’algoritmo fosse stata programmata con la precisa intenzione di danneggiare alcune testate, o categorie di pubblicazione (come appunto i siti di sinistra).

Lo scorso anno Mother Jones aveva spiegato di aver perso circa 600.000$ in 18 mesi come diretta conseguenza del crollo di traffico proveniente da Facebook.

Quello che mi infastidisce è che ho insistito a lungo per concedere a Facebook un minimo di beneficio del dubbio. Ero convinta che fossimo semplicemente una vittima casuale all’interno di una traiettoria più vasta, un moscerino sul loro parabrezza. Ma [con Facebook] è sempre, sempre, l’ipotesi peggiore.

ha detto Monika Bauerlein, CEO del sito d’informazione.

Facebook ha sempre avuto un delicato e controverso rapporto con la stampa, le accuse di ostilità e censure pervenute negli anni sono innumerevoli. A rendere ancora più sensibile la relazione tra Facebook e media outlet è il rapporto di dipendenza di quest’ultimi nei confronti della piattaforma di Mark Zuckerberg.

Nel 2017 Facebook, senza grosse pubblicità, testò un cambio di algoritmo in alcuni Paesi selezionati  —Sri Lanka, Bolivia, Slovacchia, Serbia, Guatemala e Cambogia— finendo per mettere in ginocchio diverse testate locali, improvvisamente private di un importante fonte di visite e, quindi, ricavi.

La maggior parte delle accuse di partigianeria tipicamente sono arrivate dalla destra americana. Un’accusa, quest’ultima, che sebbene da una parte perda di significato nel momento in cui scopriamo che Fox News e il Daily Wire (il web magazine che fino a luglio del 2020 era diretto da Ben Shapiro) straccino praticamente ogni altro media outlet per engagement su Facebook, non è nemmeno completamente priva di significato: nel 2016 si scoprì che i curatori della sezione Trending Topics di Facebook, una specie di equivalente di Google News mai arrivato in Italia, avevano attivamente e scientemente censurato le pubblicazioni di destra.

Del rapporto tra media e piattaforme tech si sta parlando con estrema intensità proprio in questi giorni, ma per un altro motivo: per la prima volta Twitter ha deciso di bloccare completamente la circolazione di un’inchiesta del New York Post di Rupert Murdoch, una testata certo chiacchierata e mal vista da parte dell’opinione pubblica, ma considerata comunque mainstream e relativamente innocua. Facebook ha già annunciato che potrebbe seguire le orme del social rivale.

 

 

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