Il Dipartimento della Giustizia USA tenta il tutto per tutto per togliere ai colossi del web l’immunità garantita dalla Section 230 del Communications Decency Act. La mossa in vista della “colossale” indagine contro Google.

Il Dipartimento di Giustizia mira ad una riforma dell’immunità dei colossi del web, dopo che a maggio un ordine esecutivo della Casa Bianca aveva dato mandato alla FCC di procedere in tal senso. L’obiettivo è quello di vincolare l’immunità ad una serie di requisiti, ma c’è il rischio di “rompere internet” per come lo abbiamo conosciuto fino ad ora.

Oggi i giganti del web non devono rispondere legalmente dei contenuti creati dai loro utenti, negli USA la Section 230 del Communications Decency Act garantisce alle piattaforme un’immunità che spesso è sfociata nell’impunità davanti a responsabilità evidenti. Lo testimoniano le spallucce di Google davanti all’epidemia delle truffe sulla sua piattaforma di advertising e su YouTube, con truffati e vittime di furto d’identità lasciati con il cerino in mano davanti ai pochi controlli di Mountain View e al lassismo delle leggi americane (ma non solo).

 

 

La politica americana, così come quella europea, ha già creato delle importanti eccezioni all’immunità dei colossi. Eccezioni che hanno di fatto responsabilizzato le aziende tech, imponendo un regime di controlli più serrati in materia di lotta al terrorismo e alla pornografia minorile.

Dopo un ordine esecutivo della Casa Bianca dello scorso maggio, gli Stati Uniti potrebbero di fatto vincolare la protezione della Section 230 ad alcuni requisiti, mettendo un insidiosa spada di Damocle sopra la testa delle più grandi aziende tech americane, a partire da Google e dai social network come Facebook e Twitter. La questione è stata introdotta con toni paradossali e grotteschi, ma non è per nulla risibile e rischia di avere effetti radicali e duraturi su tutta l’industria delle web company. Grotteschi e paradossali perché l’iniziativa dell’Amministrazione Trump è stata giustificata con l’annosa questione dei presunto bias della Silicon Valley contro i conservatori, pregiudizio che non sembrerebbe trovare riscontro nella realtà. Inoltre l’ordine esecutivo è partito immediatamente dopo l’inasprimento dei rapporti tra il Presidente e Twitter, con il social che, per la prima volta, aveva scelto di oscurare un tweet di Trump.

 

 

Ora il Dipartimento della Giustizia si prepara a cambiare focus: non è più una questione di pregiudizio contro i conservatori, ma del reiterarsi nel tempo di pratiche di business scorrette e di continue violazioni delle leggi statali americane. L’obiettivo è quello di vincolare l’immunità della Section 230 ad alcuni precisi requisiti, hanno spiegano a Business Insider alcune persone con una buona conoscenza della riforma attualmente in fase di elaborazione.

Cambiare la ratio dietro alla riforma della Section 230 potrebbe tradursi in una mossa vincente per ottenere l’appoggio di entrambi i partiti. Trump non è l’unico ad aver chiesto un alleggerimento dell’immunità concessa ai colossi, per ragioni diverse anche diversi esponenti democratici, da Joe Biden a Elizabeth Warren, avevano chiesto in diverse occasioni un appesantimento delle responsabilità in capo alla Silicon Valley.

Difficilmente una riforma della Section 230 arriverà nell’immediato: tra pochi mesi gli americani andranno al voto per rinnovare parte del Congresso ed eleggere il nuovo Presidente degli Stati Uniti. Il Dipartimento della Giustizia, scrive Business Insider, è intenzionato a forzare la mano ed arrivare ad una bozza della riforma il prima possibile, in vista di una colossale e “storicaindagine antri-trust contro Google. Chiunque sarà il prossimo inquilino della Casa Bianca, sulla sua scrivania già a febbraio si troverà anche questa questione. Non è un pensiero da poco, contando che dalla riforma della Section 230 potrebbe dipendere lo stesso futuro delle piattaforme che sono parti integranti delle nostre vite e dell’economia mondiale.