Una strage ha misteriosamente colpito numerosi elefanti in Africa da marzo fino ad oggi. Cosa si cela dietro di essa?
Centinaia di elefanti sono misteriosamente morti nei pressi del delta dell’Okavango, in Botswana. Ad annunciarlo è stato il dipartimento della fauna e dei parchi, pochi giorni fa.
La colpa in questo caso, stando a quanto dichiarato e scoperto in un secondo momento, è dei cianobatteri: sappiamo infatti che essi sono in grado, tra i loro meccanismi patogenetici, di produrre tossine in grado di portare irreversibilmente a morte l’animale che infettano, inibendo l’accoppiamento tra neuroni e la muscolatura.
A prender parola in questo caso è stato il direttore (nonchè veterinario) del dipartimento della fauna e dei parchi nazionali, tale Mmadi Reuben, il quale ha dichiarato che la morte degli elefanti è stata causata da un avvelenamento da cianobatteri, che hanno proliferato nelle pozze d’acqua. È stato lo stesso Reuben che ha infatti spiegato come, in occasione della secca delle pozze avvenuta lo scorso giugno, il fenomeno si è praticamente fermato.
Secondo quanto dichiarato da uno dei primi report in merito, le prime morti si attesterebbero ad aprile, in corrispondenza del villaggio Seronga: da quel momento in poi s’è verificato un ingente aumento del numero di casi.
Le autorità del dipartimento sostengono che, ad oggi, sono purtroppo morti circa 330 esemplari di elefante. Sono servite delle analisi del sangue per scoprire che fosse proprio una specifica specie di cianobatteri, in grado di produrre specifiche neurotossine, la causa del tutto. I test, in particolare, sono stati condotti in laboratori in Sud Africa, Zimbabwe e Stati Uniti, che hanno confermato in maniera unanime il motivo dietro queste misteriose morti.
Le autorità hanno inoltre escluso altre possibili cause come l’antrace (causata da un altro batterio in grado di produrre tossine) o l’intervento umano, in base a quanto dichiarato da Cyril Taolo, vicedirettore del dipartimento.