Gli amministratori di Wind, Sky e Vodafone chiedono che nella futura rete unica “l’operatore sia neutrale”.
Nella giornata di ieri, le tre aziende hanno sottolineato il loro interesse a evitare che il progetto di consolidamento del network italiano della fibra ottica – detto “rete unica” – finisca esclusivamente nelle mani di TIM e di Open Fiber, di fatto domandando di essere coinvolte nell’affare.
Auspichiamo che il progetto di rete possa svilupparsi in maniera coerente con le premesse, dando vita a un operatore non verticalmente integrato, e pertanto capace di garantire condizioni di neutralità e indipendenza rispetto a tutti gli operatori. […]
Se questa prospettiva verrà implementata con effettive garanzie di indipendenza della infrastruttura, una rete FTTH capillare contribuirebbe alla competitività del sistema Paese e porterebbe strumenti di connettività all’avanguardia nelle case di tutti gli italiani,
riporta la nota pubblicata congiuntamente dalle tre aziende.
Il piano della rete unica propone di adoperare gli investimenti garantiti dal “recovery fund” europeo per assicurarsi che ogni parte d’Italia sia raggiunta dalla connessione ultraveloce, un progetto titanico che farebbe nascere molti posti di lavoro, ma che si ammanta anche di numerose ambiguità.
Il Governo Conte avrebbe infatti affidato l’obiettivo di sistemare i numerosi buchi delle infrastrutture nostrane a una società unica formata da Open Fiber e TIM (sotto il nome di FiberCop).
Si tratterebbe di un monopolio creato ad hoc, uno che metterebbe a capo di un ricco progetto nazionale due aziende i cui bilanci sono in ambo i casi disastrati e fortemente dipendenti dal sostegno dello Stato.
Vitale è il ruolo della Cassa Deposito e Prestiti (Cdp), istituzione finanziaria all’83 per cento statale, la quale possiede il 9,7 per cento di TIM e il 50 per cento di OpenFiber. L’altro 50 per cento di OpenFiber è, almeno per ora, di Enel, multinazionale che al 23,6 per cento è in mano al Ministero dell’economia.
Vista così, insomma, la manovra assume le sembianze di un vero e proprio aiuto di Stato atto a tamponare i buchi di aziende malconce con i risparmi postali dei cittadini e con i prestiti dell’UE.
Ovviamente non è ancora stato steso un accordo definitivo e tutto può cambiare, ma nel dubbio l’Unione Europea, da sempre ostile a questo genere di interventi finanziari, si sta allarmando e promette di seguire “da vicino” l’evolversi dell’intera questione.
Wind 3, Sky e Vodafone, tagliati fuori dai piani per la rete unica, potrebbero in futuro approfittare di una simile situazione, arrivando ad appellarsi alle norme antitrust dell’UE pur di non essere estromesse dall’affare milionario.