Keith Thomas su The Vigil: “Volevo fare il mio Esorcista, ma con il giudaismo”

The Vigil intervista Keith Thomas

Dal 10 Settembre arriva in sala un nuovo terrificante film horror a sfondo religioso, The Vigil. Presentato al Toronto Film Festival del 2019, The Vigil porta alta la bandiera dell’horror moderno sulla scia di Aster ed Eggers, facendo scivolare lo spettatore in un incubo ad occhi aperti. Ne abbiamo parlato con l’esordiente regista Keith Thomas che, qualche mese fa, ci ha rilasciato un’intervista esclusiva.

Chi mi conosce bene sa quanto io sia ossessionata maniacalmente dall’horror. E, se come me siete cresciuti a pane e cinema horror, sapete altrettanto bene quanto sia difficile trovare un titolo veramente valido di questi tempi.

Robert Eggers, Ari Aster e Jordan Peele, sono i nomi che attualmente si distinguono e, recentemente, si è unito al terzetto anche Keith Thomas, esordiente regista del nuovissimo The Vigil, horror religioso che arriverà nelle nostre sale dal 10 Settembre.

Senza scivolare in spoiler indesiderati, The Vigil ha come protagonista un giovane a corto di soldi, Yakov Ronen (Dave Davis). Bisognoso di qualche soldo, Yakov decide di vegliare il corpo di un defunto. Scelta discutibile, senza alcun dubbio, ma l’incarico sembra essere abbastanza semplice; del resto, cosa potrà mai accadere? L’impossibile. Il ragazzo si ritrova presto esposto a una terrificante ossessione all’interno dei confini claustrofobici della casa, diventata luogo ospitale di un’entità malvagia che non vi farà fare sogni tranquilli la notte.

 

 

Qualche mese fa ho avuto occasione di fare una bella chiacchierata di una mezzoretta con Keith Thomas

Qualche mese fa, prima che la pandemia trasformasse completamente le nostre vite, ho avuto occasione di fare una bella chiacchierata di una mezzoretta con Keith Thomas, partendo proprio dal suo film, andando ad analizzare l’horror religioso, le sfumature del nuovo cinema horror e della paura, e chiedendogli anche qualcosina sulla sua prossima ed ambiziosa avventura. Ecco cosa ci ha raccontato:

 

Prima di essere un regista, sei uno scrittore, e prima di essere uno scrittore hai avuto un background medico. È molto interessante e anche molto raro. Come mi spieghi questo percorso? Cosa ti ha spinto verso il cinema?

Quando frequentavo le superiori volevo fare il regista, ma non pensavo fosse una cosa possibile per me: non sapevo come fare ad entrare in una scuola di cinematografia che fosse competitiva e che mi permettesse, da studente, di fare qualche film per lanciarmi verso la strada del successo. Per questo motivo ho rinunciato.

Mi sono così iscritto al college, ho cominciato a studiare medicina e ho finito per dedicarmi alla ricerca medica. Ho lavorato in questo campo per più di dieci anni. Ma, anche in quegli anni, ho continuato a scrivere come ho sempre fatto: da racconti a romanzi.

Poi, uno dei miei romanzi è capitato tra le mani della compagnia di Guillermo del Toro. Quindi sono stato contattato da qualcuno del suo entourage che mi ha detto che Guillermo era interessato a fare di questo libro un film e mi chiedevano di farne la sceneggiatura. All’inizio non sapevo come fare, ma poi ho provando e provando, ho imparato.

Continuavo il mio percorso nella ricerca medica, ma allo stesso tempo ho cominciato a scrivere sceneggiature, continuando a scrivere romanzi. Dopo 8 anni era arrivato il momento di venderle e così è stato. Ho abbandonato medicina per diventare uno scrittore a tempo pieno. Sono arrivato ad un punto in cui mi sono reso conto che ne sapevo abbastanza da fare un film. Così ho fatto un cortometraggio e quel cortometraggio ha portato poi a The Vigil. Mi ci sono voluti diversi anni, e infatti sono più anziano di altri registi esordienti.

 

The Vigil intervista Keith Thomas

 

The Vigil è la tua prima esperienza come regista. Una prima esperienza presentata in anteprima al Toronto Film Festival, cosa ha significato per te questa occasione?

È stato incredibile! Quando The Vigil era in preparazione, volevo solo fare un buon film, nel migliore modo possibile. Le mie aspettative a quella premier erano: “Ok, se siamo fortunati riusciamo a non fare una figuraccia questa sera“, non mi sarei mai aspettato che mi avrebbe portato a Toronto. Invece, il fatto che ci siamo riusciti è stato davvero assurdo.

Sono stato a diversi festival negli anni, ma non ho mai pensato che avrei preso parte ad uno come regista. Così la opening night in Toronto è stato uno di quei giorni speciali che capitano nella vita. Ti trovi nella condizione di guardare il tuo film insieme ad una platea enorme ed entusiasta, tanto da volere restare svegli tutta la notte per godere di una rappresentazione del genere. È stato un sogno che si è avverato!

 

Il tuo è un film molto ambizioso e particolare. Un horror religioso come pochi. La maggior parte degli horror religiosi prendono in esame il diavolo, Dio… insomma, sono una brutta copia de L’Esorcista di William Friedkin. Questo è differente! Come sei arrivato a questa storia?

L’Esorcista è sempre un ottimo termine di paragone. Ho amato l’Esorcista da bambino, ho sempre pensato che fosse divertente e pauroso. Ma non l’ho capito interamente perché non conoscevo l’iconografia cristiana, la religione cristiana. Quando ho dovuto fare un mio film mi sono detto:

Ok, devo fare la stessa cosa che l’Esorcista ha fatto con il cristianesimo, ma lo farò con il giudaismo, che io conosco.

Ma, allo stesso tempo, non volevo fare un film dell’orrore che fosse ebraico e metterci dentro elementi cristiani, come per esempio i demoni. Volevo includere elementi autentici, superstizioni, mitologia, capaci di dare un senso diverso, fresco e originale, qualcosa che non si è mai visto prima… Però, come prima cosa, resta comunque un film dell’orrore.

 

The Vigil intervista Keith Thomas

 

Lo scorso 2019 Ari Aster con Midsommar ha fatto un horror religioso un po’ diverso dal solito, ma che si ispira a The Wicked Man. Per The Vigil hai avuto anche tu delle ispirazioni importanti?

Un film che mi è veramente piaciuto quando ero più giovane è stato Jacob’s ladder, che risale ai primi degli anni 90. Non è un film religioso ma spirituale. Parla della vita e della morte, i passaggi dalle due realtà, quello che può essere uno spirito demoniaco, quello che può essere uno spirito angelico. Mi è piaciuto il modo in cui questi temi sono stati affrontati, in maniera terrena, quasi scientifica. Quello è stato di grande ispirazione per The Vigil. Anche il film Pulse. È molto pauroso, in maniera sottomessa: la paura riguarda quello che immagini stia per accadere. Inoltre, ha un elemento spirituale molto interessante. Questi sono i due film che mi hanno ispirato.

 

Ho la sensazione che l’horror religioso stia tornando nuovamente in voga ma, come hai detto tu, allontanandosi dal concetto cristiano e cattolico, piuttosto investigando su rituali e religioni meno conosciuto (abusate). 

Non so, sinceramente, forse hai ragione. Dal mio canto posso dirti che la mia intenzione era quella di fare un film che fosse per il pubblico uno sguardo all’interno di una comunità con cui non hanno familiarità. Mostrare i rituali, le preghiere, aspetti che non hanno mai visto prima e fare questa operazione usando il cliché della casa stregata.

Volevo far vedere qualcosa che fosse familiare – come agisce l’orrore in quel cliché – ma in un modo nuovo che non avevano mai visto e dal punto di vista di una cultura che fosse sconosciuta. Non era mia intenzione fare un documentario, spiegando ogni cosa a tutti.

Penso che Midsommar faccia un ottimo lavoro in questo senso: c’è un Dio che ti mette al mondo e che tu pensi di capire ma che di fatto non capisci.

È la presentazione di una fede alternativa. Midsommar fa un ottimo lavoro nel rappresentare qualcosa che non è ne’ buono ne’ malefico e la gente ne resta coinvolta. Io penso che alla gente piaccia questa ambiguità, una zona grigia tra quello che è buono e quello che è cattivo.

 

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L’horror è un genere che amo. Quando ero bambina non vedevo film della Disney ma… horror cult come i film di Dario Argento, Mario Bava, Carpenter, Romero, etc. Avevo un nonno particolarmente appassionato…  Negli anni l’horror è stato sottovalutato, come se tutto fosse solo “b-movie”, probabilmente anche a causa di una grande perdita di “smalto” e originalità dagli anni ’90 in poi. Film tutti uguali, troppo splatter, troppi jumpscare. Manca il vero terrore. La vera paura. Al tempo stesso, però, credo che ora stiamo vivendo una rinascita dell’horror, grazie ad autori come te, James Wan, Robert Eggers, Ari Aster, Jordan Peele. Non credi?

Sì, penso anche io che siamo in un momento molto eccitante in virtù dei molti film horror che stanno venendo fuori. Proprio con gli autori che tu hai menzionato producono film che sono davvero unici. Usano molte immagini paurose, luoghi scuri ma il tutto in un modo del tutto nuovo.

Come Scappa – Get out, ci sono zone di paura ma vengono usati elementi paurosi che tuttavia hanno significati più profondi. Anche io come te sono cresciuto con il gusto per i film horror che sono quelli che mi piacciono di più. Conosco Dario Argento e altri autori.

È molto interessante il fatto che ci siano stati tanti film horror ignorati perché la gente faceva soprattutto attenzione all’elemento pauroso, al sangue, ma non vedevano scene in cui c’era molto di più nascosto. Nei film di Cronenberg vedi tutto questo.

È triste vedere come tanti film europei siano stati snobbati in quanto ritenuti tipici film europei di serie B. Ma molti hanno molto valore sia da una punto di vista tecnico che artistico e sono fatti davvero bene.

Ma sono stati doppiati malissimo, si diceva che avessero solo poche scene veramente paurose ma che non fossero veramente interessanti proprio laddove io vedevo che invece erano veramente belli.

Molti elementi di quei film si ritrovano in The Vigil, quando ho cominciato a fare il mio film mi sono rifatto a molti di questi ‘B movies’.
C’è un film italiano, non ricordo il regista, si chiama Night of the Devils, è degli anni 70. Ha dei colori molto belli, forse è Ferroni, non ricordo.

 

Si, è di Giorgio Ferroni. 

Ecco, esatto!  Mi sono rifatto a molti di questi film. Anche perché volevo fare qualcosa che fosse classico ma allo stesso tempo nuovo. Film in cui possono trovare posto cose interessanti, usare lo stesso linguaggio che quei registi hanno usato e che ho amato da bambino.

 

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Sai cosa credo, che l’horror adesso sia finalmente tornato a parlare della realtà. La realtà fa sempre più paura e l’horror, con i suoi mostri, le sue metafore, parlava proprio del reale. Pensa a L’Invasione degli Ultracorpi in pieno periodo di guerra fredda o George Romero, oppure più recentemente a film come Scappa – Get Out. Penso che l’horror sia tornato, finalmente, ad investigare sul reale e a ricordaci dove sono nascosti i veri mostri. E a farci pensare!

Sì, sono totalmente d’accordo. E penso anche che è interessante che il genere horror si presti ad una serie infinita di sperimentazioni superiori a quelle che qualsiasi altro genere può offrire.

Nel dramma, nella commedia l’introduzione di elementi politici, per esempio, diventa senza mordente o troppo diretta. Nei film horror, per l’alto livello di emozione che suscitano, invece si riesce a farlo. Puoi addentrarti in luoghi interessanti, ed è bello vedere come tanti registi accettino il rischio e tentino la sperimentazione nei film horror.

Mi piacciono i film horror per l’elemento pauroso, ma mi piace trovare anche dei messaggi nascosti.

Voglio anche fare film horror autentici ed è un peccato quando ci sono registi che per fare un film horror con un senso profondo abbandonano a un certo punto le caratteristiche proprie del genere. Usano queste caratteristiche solo all’inizio ma poi le abbandonano per fare quello che per loro e’ in quel momento la scelta migliore. Per quello che mi riguarda, questo è il genere che mi piace di più e se sono abbastanza fortunato da fare altri film saranno film horror.

 

Parlando allora dei prossimi film horror e del futuro, The Vigil ti ha portato direttamente ad una nuova avventura con la Blumhouse e… Stephen King!

Si è sparsa la voce, vero? (ride)

Sono felicissimo e non si può essere più eccitati di così! Ho sempre amato il romanzo Firestarter, è sempre stato uno dei miei romanzi preferiti di Stephen King.

Penso che questo nuovo adattamento che stiamo per fare, trasformerà tutto quello che mi piace in Firestarter in un film. C’è questo incontro molto particolare tra sopranaturale e scienza, ha emozioni fortissime, ruoli molto intensi e rapporti genitoriali che non vedo l’ora di esplorare.

Mi piace l’idea del padre che protegge la figlia, ma allo stesso tempo protegge il mondo da sua figlia, perché i sui poteri sono cosi pericolosi che lei può facilmente diventare un mostro.

Mi piace molto questa impostazione e in qualche modo si sposa con il mio modo di lavorare. Quindi quando Jason mi ha proposto di farne la regia, ero ovviamente molto contento. La sceneggiatura che abbiamo è stata scritta da Scott Teemes, anche lui è un regista ma anche uno sceneggiatore. Sta facendo il prossimo film di Halloween – Halloween kills.

La sua sceneggiatura di Firestarter è bellissima. Sono molto contento. Penso che abbiamo trovato qualcosa di veramente speciale in lui; anche Sephen King ne è soddisfatto. Sono molto contento di Firestarter. Penso che sarà qualcosa di veramente speciale e qualcosa che i fan di Stephen King non hanno ancora visto. Sarà, spero, un approccio nuovo rispetto a quello a cui siam abituati per quanto riguarda questo tipo di film.

 

Mi hai messo una curiosità incredibile addosso e credo che a questo punto avrai anche tu una bella responsabilità. Non ti invidio affatto! 

Eh, non è facile, ma sono felice del mio team. Tutti lavorano bene e capiscono quello di cui abbiamo bisogno. Tutti sono consapevoli di quello che io voglio e mi lasciano fare.

Si preannuncia una impostazione molto autentica, in sintonia con il messaggi di King.

Io sono eccitato esattamente come te, non vedo l’ora di cominciare questo film. Tutto sta procedendo in maniera veloce. Quindi non dovremmo aspettare troppo a lungo!

 

 

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