Stonehenge, scoperto da dove provenivano le pietre

Una nuova analisi della composizione dei megaliti di Stonehenge ha rivelato che le pietre furono estratte a venticinque chilometri di distanza. Ancora da scoprire, invece, come furono trasportati i macigni, che hanno un peso medio di venti tonnellate.

Per più di quattro secoli, archeologi e geologi hanno cercato di stabilire l’origine geografica delle pietre utilizzate per costruire Stonehenge. Uno di quei misteri che insieme alle grande costruzioni del passato (dalle piramidi egizie, fino ai templi Maya) hanno occupato le menti di studiosi e curiosi. Individuare l’origine dei grandi blocchi di pietra, detta sarsen,si è rivelato particolarmente difficile, ma ora i ricercatori sono riusciti a risolvere il mistero: cinquanta dei cinquantadue sarsen esistenti a Stonehenge provenivano dal sito di West Woods, nella contea del Wiltshire, situato a venticinque chilometri a nord di Stonehenge.

 

 

I geologi spesso usano caratteristiche macroscopiche e microscopiche delle rocce per abbinarle all’affioramento da cui sono state prelevate. Queste tecniche hanno permesso ai ricercatori di determinare che molte delle “pietre blu” più piccole di Stonehenge furono trasportate dal Galles sud occidentale.

Quasi tutte queste pietre condividevano una composizione chimica molto simile, il che indica che si sono formate insieme.

I dati non erano però sufficienti a individuare dove si trovava la fonte. La svolta di questa ricerca è arrivata nel 2018, quando un campione estratto da uno dei sarsen di Stonehenge, durante un restauro del 1958, è stato restituito all’Inghilterra dopo aver trascorso sessant’anni in una collezione privata. I ricercatori hanno ottenuto il permesso di distruggere parte del campione per analizzarlo più dettagliatamente.

 

Non riuscivamo a contenere l’eccitazione – racconta l’autore principale, David Nash, geografo fisico dell’Università di Brighton.

 

Utilizzando due tipi di spettrometria di massa, il team ha determinato i livelli di ventidue elementi traccia nel carotaggio e li ha confrontati con i livelli presenti nei campioni di sarsen provenienti da venti siti diversi sparsi per l’Inghilterra meridionale. La firma chimica corrispondeva esattamente a quella di uno dei siti: quello di West Woods, un’area di circa sei chilometri quadrati.

Anche se il gruppo di Nash ha identificato l’origine di cinquanta sarsen, gli ultimi due – Stone 26 e Stone 160 – non corrispondono a nessuno dei siti studiati, e non corrispondono uno all’altro. Poiché dalla costruzione di Stonehenge sono andati persi fino a trenta sarsen, è impossibile sapere se quelle due pietre sono uniche oppure sono i resti di un grande nucleo di rocce portate da un sito diverso da West Woods.

 

 

Per Nash, l’implicazione più affascinante del ritrovamento è che le pietre di West Woods sono state probabilmente spostate tutte durante la seconda fase di costruzione del monumento, intorno al 2500 a.C.


Quello che mi colpisce di più è lo sforzo erculeo che è stato fatto per realizzare questa struttura in una finestra di tempo ragionevolmente breve –  sottolinea David Nash


Non si sa difatti ancora come esseri umani del Neolitico siano riusciti a trasportare pietre così massicce, che hanno un peso medio di venti tonnellate. Ma gli archeologi concordano sulla necessità di un coordinamento sociale su larga scala e proprio per questo motivo le ricerche future cercheranno di scoprire il percorso seguito dai costruttori di Stonehenge per trasportare le pietre.

 

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