Potrebbe essere un fungo la chiave per poter colonizzare Marte? Forse è ancora troppo presto per dirlo, ma di certo i test condotti sull’ISS del fungo “mangia-radiazioni”di Chernobyl fanno ben sperare circa le possibilità di contrastare gli effetti delle radiazioni nello spazio.

Nella centrale nucleare di Chernobyl, circa 30 anni fa, sono stati scoperti infatti dei funghi che si nutrono di radiazioni e riescono persino a proliferare in uno degli ambienti meno ospitali del pianeta terra in seguito al noto disastro del 1986.

Oggi uno studio condotto da ricercatori dell’Università di Stanford sulla Stazione Spaziale Internazionale ha dimostrato che questo fungo – il Cladosporium sphaerospermum – con la sua “radiosintesi” (converte le radiazioni in energia, similmente a quanto fanno le piante con l’anidride carbonica) sarebbe in grado di creare un vero e proprio scudo anti radiazioni per future missioni sulla Luna o su Marte.

Alcuni di questi funghi sono stati inviati per dei test sulla Stazione Spaziale Internazionale, dove è stata verificata la possibilità di coltivarli in microgravità e provata con mano la loro particolare risposta alle radiazioni spaziali.

I risultati sono decisamente incoraggianti. Mediamente un terrestre è esposto a 6,2 millisievert (Sievert è l’unità di misura della radiazione) mentre sulla ISS le radiazioni (di natura cosmica galattica) arrivano a circa 114 millisievert. Uno strato di funghi spesso 1,7 millimetri, per un mese, ha ridotto di circa 1,8% le radiazioni.

Detto ciò, secondo i ricercatori con uno scudo da 21 centimetri si andrebbe ad “annullare la dose annuale equivalente delle radiazioni ambientali sulla superficie di Marte”.

E un altro degli aspetti più interessanti e che lo scudo, con questo speciale fungo di Chernobyl, si creerebbe praticamente da solo. Basterebbero infatti pochi grammi e poi il fungo andrebbe ad auto replicarsi e rigenerarsi in poco tempo.