TikTok rischia il ban degli USA, il colosso cinese corre ai ripari: oltre 35 lobbisti stanno lavorando per conquistare il favore dei politici americani.

TikTok fino all’anno scorso non aveva una presenza significativa negli Stati Uniti. Oggi, con il rischio di venire defenestrata che si fa sempre più forte, l’azienda cinese ha assoldato una piccola legione di ben 35 lobbisti. Uno di questi, rivela il New York Times, è molto vicino a Trump. 

La Casa Bianca ha iniziato a ringhiare con un crescendo di prepotenza: Mike Pompeo, intervistato da Fox Business, ha spiegato che l’amminstrazione Trump sta prendendo molto seriamente l’ipotesi di far togliere la spina a TikTok negli USA; Peter Navarro se l’è presa con Kevin Mayer, l’attuale CEO dell’app con un passato eccellente nelle file della Disney, accusandolo di essere un burattino della Cina.

ByteDance inizia a sentire il fiato sul collo, e non ha torto. «La Casa Bianca [sul caso TikTok] non si è data una scadenza, ma penso che sarà questione di settimane, non di mesi», ha detto il capo dello staff della Casa Bianca al NY Times.

Durante gli scorsi tre mesi i lobbisti di TikTok hanno tenuto almeno 50 riunioni a porte chiuse con i membri del Congresso e del Senato, molti di questi siedono in commissioni chiave, come quella Giustizia e quella che si occupa di Intelligence.

Il pitch dei lobbisti si basa su un solo concetto ripetuto a martello: TikTok non è cinese, il suo CEO è di Los Angeles, potete fidarvi di noi per i vostri dati. Basterà? Forse. Trai lobbisti assunti dall’app cinese anche Beckerman, ex Presidente della Internet Association vicino al GOP, e David J. Urban, l’uomo che ha organizzato la campagna elettorale di Trump in Pennsylvania e che, del Presidente, si dice grandissimo amico.

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