Le rane di vetro hanno la pelle traslucida e le loro parti interne verdi, grazie a un adattamento evolutivo che ha trasformato un sottoprodotto tossico della decomposizione del sangue in un bellissimo pigmento verde.
Le rane e i rospi sono verdi per una ragione strategica legata al migliore camuffamento negli ambienti in cui vivono.
Ma non tutte le rane sono arrivate ad essere verdi per la stessa ragione.
La maggior parte di questi animali ha la pelle verde, ma ce ne sono alcune, come la rana di vetro che ha la pelle traslucida, ma risulta comunque essere verde perché il colore si trova in profondità nel suo fluido linfatico, nei tessuti molli e persino nelle ossa, grazie a un adattamento evolutivo che ha trasformato il sottoprodotto tossico della decomposizione del sangue in un pigmento verde.
La scoperta, del ricercatore post-doc Carlos Taboada alla Duke University, risolve alcuni misteri di vecchia data su queste rane e mostra come le tecniche per migliorare le possibilità di sopravvivenza possano essere davvero molto originali.
Si sapeva da tempo che queste rane contengono livelli molto alti di un pigmento biliare chiamato biliverdina, sottoprodotto che deriva dalla rottura dei vecchi globuli rossi. In particolare questo pigmento è derivato dalla degradazione dell’eme ad opera dell’enzima eme ossigenasi, con rilascio anche di monossido di carbonio. Normalmente è considerato una tossina da filtrare nel fegato ed escreta il più rapidamente possibile. Ma si è scoperto che queste rane trasportano quattro volte più biliverdina persino dell’uomo più malconcio per malattie epatiche e 200 volte più di loro cugine rane.
Ma cosa se ne fanno quindi di tutta questa biliverdina?
Per capirlo, i ricercatori si sono concentrati su una specie particolare, Boana punctata, la raganella a pois del Sud America. Da essa, hanno isolato una proteina che si chiama BBS, che fa parte di una superfamiglia di inibitori della proteasi.
Quando si osserva un oggetto di un certo colore significa che viene assorbita tutta la luce tranne quella della frequenza che si vede e che quindi è quella che viene riflessa e raggiunge i nostri occhi.
La biliverdina da sola sembrerebbe non avrebbe il colore verde, ma sarebbe un po’ verdastra, come talvolta si può vedere in un vecchio livido, ma i ricercatori hanno scoperto che un la proteina BBS allunga la forma elicoidale della biliverdina perfezionando così il suo assorbimento della luce e rendendola di un colore più ciano, ossia un blu-verde.
Il ciano, aggiunto ad alcuni altri pigmenti gialli sparsi nella pelle, crea esattamente la giusta tonalità di verde.
Ma c’è di più: la proteina BBS rende anche la biliverdina meno tossica.
Questa nuova proteina ha le stesse proprietà spettroscopiche o proprietà di assorbimento della luce di alcuni pigmenti vegetali.
ha detto Taboada, che ha iniziato il lavoro in Argentina, Ecuador e Brasile e l’ha completato a Duke.
Le proprietà della luce sono molto simili a quelle che vediamo, ad esempio, in alcune proteine vegetali chiamate fitocromi. Ma qui abbiamo una proteina completamente diversa.
Si tratta di un adattamento intelligente della biochimica esistente che normalmente svolge altre funzioni nei vertebrati. Taboada ha affermato che questa innovazione si è evoluta più di 40 volte in 11 famiglie diverse, la maggior parte delle quali raganelle. L’adattamento è avvenuto più volte nel lontano Madagascar, Sud America e Sud-Est asiatico.
È una convergenza nell’evoluzione: essendo animali arboricoli hanno sviluppato un modo diverso di colorarsi. Il loro verde assicura un buon mimetismo sul fogliame, anche alla luce del vicino infrarosso.
La biliverdina è un pigmento biliare che verrebbe normalmente escreto dal corpo a causa del suo potenziale di danno, ma qui si trova in concentrazioni spettacolari proprio perché è utile anche come pigmento verde.
La natura è incredibilmente ingegnosa e davvero meravigliosa.