Donald Trump ha deciso ufficialmente di ritirare gli Stati Uniti d’America dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) e lo ha comunicato ufficialmente alle Nazioni Unite, da cui dipende l’OMS, e al Congresso statunitense.

Era ormai questione di giorni, in quanto l’idea di Donald Trump non si è mai affievolita in questi ultimi mesi: gli Stati Uniti escono dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS).

La decisione è presa, ma, visto che è obbligatorio un anno di preavviso, entrerà in vigore dal 6 luglio del 2021.

La decisione è presa, ma visto che obbligatoriamente ci deve essere un preavviso di un anno, entrerà in vigore a partire dal 6 luglio del 2021, in questo lasso di tempo gli Stati Uniti dovranno continuare a rispettare impegni e obblighi finanziari.

Il bilancio annuale dell’OMS è di circa sei miliardi di dollari, che provengono dai paesi membri di tutto il mondo. Nel 2019 gli Stati Uniti hanno contribuito con più di quattrocento milioni di dollari, circa il 10% dei finanziamenti totali.

Oltre che a livello politico e strategico, una sospensione dall’OMS potrebbe dunque avere conseguenze molto pesanti anche dal punto di vista economico.

Le accuse di Trump all’OMS proseguono da molto tempo, praticamente da inizio pandemia: ricordiamo che già il 14 aprile il presidente degli Stati Uniti aveva annunciato di voler sospendere temporaneamente i finanziamenti all’OMS, in attesa di un’indagine che ne verificasse

il ruolo nella cattiva gestione e insabbiamento della diffusione del coronavirus.

La principale accusa di Trump è sempre stata la troppa attenzione da parte dell’OMS nei rivolti della Cina nonostante fosse in gran parte finanziata dagli Stati Uniti. A maggio era tornato a minacciare l’interruzione dei rapporti dicendo che l’OMS non aveva saputo affrontare adeguatamente l’emergenza Coronavirus, perché sotto il totale controllo della Cina stessa.

Il botta e risposta tra l’OMS e Trump continuava e la stessa Organizzazione mondiale criticò il mantenimento dei dazi durante la pandemia e il rifiuto di qualsiasi «stigmatizzazione o discriminazione», facendo riferimento all’abitudine di Trump di parlare sempre e solamente di «virus cinese». Alle limitazioni dei viaggi Trump non aveva fatto seguire adeguate misure di contenimento interne, minimizzando il coronavirus e paragonandolo all’influenza ancora a metà marzo, dopo aver svuotato fin dall’inizio del suo mandato gli uffici governativi che avrebbero dovuto occuparsi del contenimento della pandemia.

Sempre nel mese di aprile Trump aveva chiesto all’OMS di approvare una serie di riforme sostanziali entro trenta giorni, dato che queste riforme richieste dal presidente non sono state ottemperate proprio nelle ultime ore, un alto funzionario dell’amministrazione statunitense ha rivelato a CBS News che Trump aveva indicato alcuni dettagli e riforme da intraprendere, ma che l’OMS si era rifiutata di agire.

Dato che non sono riusciti a realizzare le riforme richieste e di cui abbiamo molto bisogno, oggi metteremo fine alle nostre relazioni.

La presidente della Fondazione delle Nazioni Unite Elizabeth Cousens ha definito la mossa di Trump superflua e molto pericolosa anche perché l’unica organizzazione in grado di coordinare la risposta globale al problema COVID-19 è proprio l’OMS. Mettere fine alle relazioni dell’OMS con gli Stati Uniti metterebbe a serio rischio lo sforzo globale per sconfiggere questo virus.

 

 

Il prossimo 3 novembre ricordiamo che ci saranno comunque le elezioni negli Stati Uniti d’America, e Donald Trump potrebbe non essere confermato, soprattutto a margine delle tante gaffe nel periodo Coronavirus. Proprio in merito a ciò il candidato democratico alla Casa Bianca, Joe Biden, ha condannato la decisione dell’amministrazione Trump e ha subito fatto sapere che

gli Stati Uniti si uniranno di nuovo all’OMS nel primo giorno di una mia possibile presidenza.